Roma (NEV), 12 agosto 2015 – “La spiritualità ecumenica come stile di vita è una spiritualità planetaria” ha detto Paolo Ricca, professore emerito di teologia alla Facoltà valdese di teologia di Roma, durante l’ultima giornata della 52sima sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (SAE), tenutasi ad Assisi dal 26 luglio al 1 agosto. Tema di quest’anno è stato “In cammino verso un nuovo ecumenismo”.
La spiritualità ecumenica sarebbe caratterizzata secondo Ricca da quattro punti fondamentali: è planetaria, non violenta, povera e fraterna. Planetaria perché il battezzato diviene “uomo cosmopolita”, come riportato da testi cristiani fin dal IV secolo. Nonviolento, poiché proprio il movimento ecumenico significa nella storia un cristianesimo che, dopo secoli di uso della violenza, si esplica come rigorosamente volto al dialogo e alla pace, addirittura, dice Ricca, come “prima forma nonviolenta di cristianesimo”. Una spiritualità povera, dove “la povertà non ha un’interpretazione economico-materiale, ma spirituale. Povero significa ridotto all’essenziale, dunque l’ecumenismo come trovare tra cristiani l’unum necessarium” ha detto Ricca. Infine una spiritualità fraterna, che ha sostituito, anche con Francesco d’Assisi, il modello paterno – abate padre, monaci figli – con quello fraterno. La scoperta dell’altro cristiano come fratello e dell’altra chiesa come sorella è l’unità cristiana. E’ il traguardo dell’ecumenismo e del cristianesimo stesso”, ha concluso Ricca.
“L’unità è innanzitutto dono di Cristo e opera dello Spirito – ha dichiarato Marianita Montresor, presidente nazionale del SAE -. Sta maturando una nuova consapevolezza tra i cristiani: abbiamo bisogno gli uni degli altri, nessuno è autosufficiente. Sul piano strettamente teologico il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) indica direzioni nuove, concentrando l’attenzione su concetti come ospitalità, discernimento, mutua affidabilità: già conosciuti, ma ora rivestiti di un nuovo spessore”.