Roma (NEV), 12 agosto 2015 – “Il patto è un fatto consolidato nella vita delle nostre chiese” ha dichiarato in una recente intervista all’agenzia NEV la diacona Alessandra Trotta, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI). Quest’anno il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, che si riunisce a Torre Pellice da domenica 24 agosto, ricorderà l’inizio del percorso delle chiese unite. Nell’agosto del 1975, infatti, le massime assemblee delle rispettive chiese (Conferenza metodista e Sinodo valdese) hanno adottato il Patto d’integrazione, il cui programma d’attuazione si è concluso nel 1979, quando, per la prima volta, i rappresentanti metodisti e valdesi hanno formato un’unica assemblea sinodale.
“Siamo uniti da 40 anni con profonda convinzione e questo è un fatto assodato, che ha determinato per le chiese metodiste e valdesi il camminare insieme in stagioni importanti della vita del nostro paese – ha proseguito Trotta -. Ci siamo anche modificati reciprocamente in questa storia, e questa è la bella potenzialità del patto. Oggi, per esempio, l’apporto che stanno dando un gran numero di fratelli e sorelle, in gran parte metodisti, proveniente da diverse parti del mondo, ha ulteriormente modificato e arricchito la vita delle nostre chiese, e fornisce un’occasione per alimentare questo patrimonio importante di storia, esperienza, spiritualità, da parte delle chiese metodiste”.
“Siamo una chiesa integrata – ha dichiarato in occasione della Consultazione metodista dello scorso maggio il pastore metodista Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) -, che oggi deve misurarsi con la secolarizzazione della società. La tradizione metodista ha delle caratteristiche da mettere al servizio non solo della chiesa integrata ma anche del nostro paese”. “Dobbiamo ricordarci – ha detto infine il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese – che la diversità dei doni è stata la forza della nostra vocazione”.