Corridoi umanitari: integrazione profughi a “Casal Damiano”

Grandi e piccoli tutti sui banchi. E Diya che ora cammina senza stampelle

Roma (NEV), 6 aprile 2016 – 5 giorni su 7, 4 ore al giorno: con questo ritmo è iniziato la scorsa settimana il corso intensivo di lingua italiana per una decina di profughi siriani giunti in Italia lo scorso 29 febbraio grazie ai corridoi umanitari, e ospitati presso la casa accoglienza “Casal Damiano”, vicino Aprilia, Roma, gestita dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) nell’ambito del suo progetto “Mediterranean Hope” (MH). Il corso durerà fino a maggio per un totale di 120 ore.

“Per questa delicata fase di avviamento dell’integrazione dei profughi, la FCEI si avvale del sostegno della ‘Fondazione Adecco per le Pari Opportunità’, organizzazione senza scopo di lucro, che non solo offrirà corsi di lingua, ma anche programmi di formazione e orientamento professionale. Di particolare interesse per le persone ospitate a ‘Casal Damiano’ è il fatto che la Fondazione Adecco ha già un’ampia rete di collegamento con aziende e industrie proprio nella zona. La nostra speranza è che nei prossimi mesi i ‘nostri’ beneficiari possano iniziare a fare ingresso nel mercato del lavoro”, spiega Giulia Gori, del coordinamento accoglienza per i corridoi umanitari della FCEI.

Per quanto riguarda gli ospiti minori di “Casal Damiano”, 8 bambini figli dei diversi nuclei famigliari, sono stati tutti inseriti nelle scuole di Aprilia, riscontrando tra l’altro una “calorosa accoglienza da parte della stessa popolazione locale”, assicura Gori. Tra loro c’è Diya, 11 anni, che ha cominciato a frequentare la scuola media camminando sulle proprie gambe: il 29 febbraio era giunto a Fiumicino con le stampelle, quelle con le quali era fuggito da Homs insieme alla sua famiglia. Cinque anni fa, mentre giocava sotto casa a pallone con gli amici, è stato sorpreso da una bomba aerea che gli ha portato via la gamba sinistra. Grazie all’associazione “Bimbingamba”, l’officina ortopedica RTM di Budrio vicino Bologna, ha ora una protesi personalizzata. “L’associazione continuerà ad accompagnarlo, assecondando il suo processo di crescita – afferma Gori che a Bologna ha seguito il ragazzo accompagnato dal padre -. Imparare a camminarci è faticoso, e richiede tempo – commenta l’operatrice di MH – ma Diya non è nuovo alle sfide. E quando l’ho visto camminare per le vie di Bologna, in attesa di salire sul treno che lo avrebbe riportato a ‘Casal Damiano’ dalla mamma e dal fratello, mi sono resa conto che dopo anni tornava a passeggiare mangiando un gelato e tenendo per mano il suo papà”.