Libertà religiosa. Reazioni alla legge veneta relativa all’edificazione dei luoghi di culto

Zaccaria: “Il testo contiene norme che violano i fondamentali principi costituzionali”

Roma (NEV), 13 aprile 2016 – Il 5 aprile scorso la Regione Veneto ha approvato una legge (modificando una precedente legge della stessa Regione in materia di governo del territorio, l.r. 11 del 2004 “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio”) relativa all’edificazione dei luoghi di culto, inserendo vincoli urbanistici, linguistici e l’ipotesi di un referendum per la realizzazione e l’attivazione di nuovi luoghi di culto. “Una legge sbagliata che aumenterà la ghettizzazione delle comunità religiose di minoranza”, aveva dichiarato all’indomani della votazione da parte del Consiglio regionale del Veneto il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), il pastore Luca Maria Negro. (vedi nev 13-14/2016)

“Un testo che comprende norme che limitano drasticamente la possibilità di aprire luoghi di culto – ha dichiarato anche il giurista Roberto Zaccaria raggiunto dall’agenzia stampa NEV – e che violano i fondamentali principi costituzionali. Questa legge riprende, con alcuni marginali aggiustamenti, alcune delle disposizioni già dichiarate incostituzionali o comunque esaminate nella sentenza della Corte costituzionale relativa alla legge lombarda di analogo tenore. Una particolarità di questa legge – prosegue ancora Zaccaria – consiste nel fatto di prevedere l’obbligatorietà dell’uso della lingua italiana per ‘tutte le attività svolte nelle attrezzature di interesse comune per servizi religiosi che non siano strettamente connesse alle pratiche rituali di culto’; dubito che limitazioni di questo tipo siano ammissibili in una legge relativa alla disciplina del territorio e che rientrino nella competenza regionale”.