Svizzera. Torna l’asilo ecclesiastico?

Il manifesto del teologo Bühler e le linee guida della Federazione evangelica riaprono il dibattito

Roma (NEV), 7 settembre 2016 – “L’asilo ecclesiastico non mira a sostituire la legislazione dello Stato, rappresenta una forma di protesta quando alcune decisioni attuate dall’apparato statale si allontanano dai suoi stessi principi di diritto. Come atto di resistenza, esso si inserisce nella tradizione riconosciuta della disobbedienza civile”. È quanto si legge in “Le chiese come luogo d’asilo”, il “manifesto” redatto lo scorso marzo dal teologo Pierre Bühler, il quale non ha dubbi, se vi sono buoni motivi, sull’opportunità di dare protezione ad una persona cui è stata respinta la richiesta di asilo, in procinto quindi di essere espulsa. Dalle colonne di “Voce evangelica”, l’ex docente di sistematica alla Facoltà di teologia di Zurigo è tornato in questi giorni a illustrare le ragioni etiche e religiose che a suo giudizio rendono nuovamente utilizzabile un istituto privo di base legale, ma che rivendica la propria “lealtà critica” nei confronti dell’autorità statuale.

Di fronte all’aggravarsi dell’emergenza migratoria, le chiese evangeliche d’oltralpe hanno infatti ripreso a dibattere sulla necessità di recuperare un istituto che si presumeva superato dalla nascita degli Stati moderni. A intervenire nel dibattito anche la Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES), che ad agosto ha pubblicato un “Documento di aiuto alla decisione”, un vademecum che riassume i fondamenti biblici dell’istituto e propone linee guida il più possibile condivise per aiutare le chiese a valutare caso per caso. Riconoscendo nell’asilo ecclesiastico “una tematica spinosa sulla quale non è sempre possibile giungere a un consenso”, le linee guida diffuse dalla FCES ribadiscono che non deve costituire una regola, ma un’eccezione di ultima istanza vincolata a criteri stringenti, d’ispirazione evangelica, la cui decisione dovrà essere presa dalla comunità nel suo insieme, con apertura e trasparenza nei confronti dell’autorità pubblica e solamente dopo “un esame attento e coscienzioso dell’angoscia delle persone alla ricerca di protezione”.

Nonostante il manifesto di Bühler abbia raccolto più di duecento firme, in questi mesi non tutte le chiese svizzere hanno mostrato di condividerne i contenuti. Emblematico, tra gli altri, il caso della chiesa cantonale riformata di Losanna, che in aprile ha richiesto alle autorità lo sgombero dei profughi occupanti il centro Saint-Laurent.