I profughi siriani dal giorno dopo l’arrivo

Come funziona il sistema di “accoglienza diffusa” posto in essere della diaconia valdese

Roma (NEV), 26 ottobre 2016 – Tra il 24 e il 25 ottobre, i “corridoi umanitari” organizzati dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), dalla Tavola valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio hanno portato a Roma-Fiumicino altre 128 persone. Alla pari dei precedenti, anche il quarto corridoio umanitario non si è concluso con l’arrivo in aeroporto. Dopo i saluti istituzionali e la conferenza stampa organizzata dai promotori in collaborazione con gli Aeroporti di Roma (ADR), mamme, papà, nonni e nonne, neonati, figli grandi e piccoli, sono saliti su diversi pullman per raggiungere le località di accoglienza assegnategli dai promotori del progetto. 37 di loro hanno trovato ospitalità nelle strutture della Diaconia valdese (CSD), che ha predisposto un sistema di “accoglienza diffusa” nel centro-nord: 33 persone – 11 a Padova, 10 a Torino e 12 a Luserna San Giovanni (TO) – alloggiano da ieri sera in appartamenti distribuiti tenendo conto delle dimensioni del nucleo famigliare, mentre una famiglia di 4 persone è ospitata a Reggello (FI), presso il centro incontri della chiesa valdese “Casa Cares”. “Il nostro sistema è pensato per consentire alle famiglie di gestire in autonomia la propria vita quotidiana: dal supermercato all’asilo nido”, ci spiega Massimo Gnone, responsabile della Diaconia valdese. “Ogni ospite – prosegue – riceve a questo scopo una quota di quaranta euro alla settimana per le spese di vitto, cui si aggiunge uno quota mensile, per un totale che non supera i 235 euro al mese. Comprare un indumento, o un prodotto per pulire la casa, è un’esperienza normalizzante, che nel primo periodo è fondamentale”. Responsabilizzare dunque, ma senza lasciare soli. A tal fine la Diaconia organizza un preciso percorso d’inserimento, avvalendosi del volontariato di chiesa da un lato e del supporto di professionisti dall’altro. “Ove possibile – spiega Gnone – la Diaconia si appoggia alla collaborazione delle chiese locali (è il caso, ad esempio, degli appartamenti di Padova, di proprietà dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia – OPCEMI), ma a prescindere dagli affitti in ogni città il rapporto con la chiesa locale è molto stretto: da lì provengono buona parte dei volontari e talvolta anche i docenti dei corsi di italiano. Ciò non significa – conclude – che non cerchiamo collaborazioni al di fuori del mondo protestante. In ogni città è infatti attiva un’equipe di esperti: mediatori culturali, psicologi, assistenti sociali che la diaconia valdese utilizza anche in altri contesti. Infine, essendo giunti al quarto grande gruppo (per un totale di 400 persone arrivate con i “corridoi”), i rifugiati siriani che già da mesi sono parte del progetto in genere partecipano attivamente all’inserimento dei nuovi arrivati; innescando una catena positiva”.