COP22. Un documento interreligioso sul clima

Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC: l’ambiente è un impegno ecumenico

Roma (NEV), 16 novembre 2016 – “In questo momento storico, ora che l’accordo di Parigi entra in vigore, un consenso senza precedenti ha prodotto uno schema globale atto a ridurre le emissioni di gas serra e a combatterne l’impatto climatico. Siamo profondamente grati alla leadership politica che ha prodotto questo accordo e siamo consapevoli delle sfide e delle complessità che dovremo affrontare”. Comincia così la dichiarazione interreligiosa firmata da 240 esponenti religiosi provenienti da 44 paesi a margine della XXII Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP22) in corso a Marrakesh (Marocco) dal 7 al 18 novembre.
Tra i firmatari, anche i rappresentanti del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), dell’Act Alliance e della Federazione luterana mondiale (FLM), presenti a Marrakesh. “Un accordo fatto di soli propositi non servirà a nulla”, ha dichiarato Dinesh Vyas, leader del gruppo di lavoro Act Alliance sul cambiamento climatico. Dal canto suo, il segretario generale della FLM Martin Junge ha sottolineato la natura ecumenica della battaglia per l’ambiente: “In occasione della commemorazione congiunta cattolico-luterana per celebrare la Riforma protestante, abbiamo ricordato che il nostro è un servizio comune per la creazione di Dio”. “È necessario che le persone di fede si uniscano per lavorare insieme a favore della giustizia climatica”, ha proseguito il segretario generale del CEC Olav Fykse Tveit, ricordando come negli ultimi anni la difesa del Creato sia stata al centro dell’attenzione di tutti i gruppi di lavoro. Nel documento interreligioso firmato il 10 novembre, a fianco dei principi religiosi figurano una serie di priorità pratiche: non soltanto per un rinnovato impegno finalizzato alla riduzione dei gas serra e allo spostamento strategico dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, ma concernenti controlli più severi sugli accordi commerciali internazionali e una puntuale azione di monitoraggio circa l’applicazione dell’accordo di Parigi: il frutto maturo di un faticoso equilibrio geopolitico che l’esito delle elezioni americane sembra rimettere in discussione.