Corridoi umanitari: benvenuto al quinto gruppo

Il moderatore Eugenio Bernardini: “Siamo oltre le contrapposizioni ideologiche e politiche”

Roma (NEV/CS81), 2 dicembre 2016 – Con gli arrivi di ieri e di oggi ammontano a 100 le persone giunte in Italia grazie ai corridoi umanitari promossi ecumenicamente da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio. Si tratta del quinto gruppo dall’inizio dell’anno: sale così a 500 il totale dei profughi, in larga parte siriani, atterrati sul suolo italiano in sicurezza e nella legalità, evitando i “viaggi della morte” sui cui lucrano i trafficanti di esseri umani. Un risultato raggiunto a meno di un anno dalla firma del protocollo d’intesa che gli enti promotori hanno siglato con i Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri; un accordo che prevede, nell’arco di due anni, l’accoglienza di 1000 profughi muniti di visto umanitario e provenienti non soltanto dal Libano, ma anche dal Marocco e dall’Etiopia.

Ad accogliere i nuovi arrivati, questa mattina a Fiumicino c’erano il moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, il viceministro degli esteri Mario Giro, la vice prefetto del ministero degli Interni Tina Ammendola.

Intervenendo anche a nome della FCEI, Bernardini ha auspicato che il “metodo corridoi” possa rassicurare le timorose opinioni pubbliche odierne. “Noi – ha spiegato il moderatore ai numerosi giornalisti che hanno gremito la conferenza stampa allestita nel terminal 2 – non abbiamo avuto alcuna difficoltà nell’integrazione delle persone giunte sin da febbraio. Non c’è stato alcun problema perché abbiamo predisposto una rete di solidarietà vera e preparata. Il messaggio cha da qui ribadiamo è: ‘si può fare’. Speriamo che la nostra esperienza contribuisca a dare fiducia, a superare una diatriba ideologica sulle migrazioni che non fa che generare sofferenza e lacerazione”. Da diversa prospettiva, gli ha fatto eco il vice ministro degli Esteri Mario Giro: “l’integrazione è possibile, tuttavia non sono le istituzioni che integrano, è l’intera comunità nazionale. Per creare un vero ‘sistema paese’ – ha affermato il viceministro – le istituzioni devono imparare a lavorare bene con la società civile. E’ questo il modello concreto che ci propongo i corridoi umanitari. Un modello che fa parte della battaglia del governo italiano, a Bruxelles come presso le Nazioni Unite”. Sulla medesima linea del vice ministro, Marco Impagliazzo ha fatto appello alla voce e all’azione della politica: “Siamo qui per dare testimonianza del fatto che salvare vite umane è possibile. Questo progetto parla di vita e di futuro. Di fronte a questi volti, di fronte a questi bambini il cui primo giorno di scuola sarà in Italia, le distinzioni tra chi muore di fame e di guerra non hanno senso”.