Un futuro per le minoranze in Iraq

Una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese in visita nel paese martoriato per tenere alta l’attenzione sul dramma delle minoranze

L’arcivescova svedese Antje Jackelen, membro della delegazione CEC in Iraq: “Mi hanno espresso la loro speranza di poter far ritorno nei propri villaggi”

Roma (NEV/Riforma.it), 27 gennaio 2017 – Era guidata dal suo segretario generale, Olav Fykse Tveit, la delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) che per cinque giorni ha visitato l’Iraq, fra Baghdad e la regione del Kurdistan settentrionale. Scopo della visita, conclusasi il 24 gennaio, era quello di valutare il futuro delle componenti più vulnerabili della società irachena, in virtù dell’attesa e sperata sconfitta del cosiddetto Stato islamico.

Il pastore luterano Tveit, pertanto, ha chiamato a raccolta gli attori internazionali chiedendo una risposta davanti alle emergenze, al fine di sostenere gli sforzi tesi a garantire alle comunità coinvolte sicurezza, stabilità e ricostruzione.

Tra gli altri, la delegazione ha avuto incontri con il presidente dell’Iraq Fuad Masum a Bagdad, con rappresentanti del governo regionale del Kurdistan a Erbil, con alcuni parlamentari rappresentanti delle minoranze, nonché con leader religiosi, primo fra tutti il Patriarca caldeo Louis Rafael Sako.

Da sin.: Olav Fykse Tveit (CEC), Patriarca Louis Rafael Sako, presidente iracheno Fuad Masum (Bagdad, 21 gennaio 2017)

Un’agenda fitta che ha mostrato come la situazione di comunità prese particolarmente di mira dallo Stato islamico, yazidi e cristiani su tutti, rimanga particolarmente fragile. Molti fra loro che ne hanno la possibilità, continuano a fuggire da queste zone, privando l’Iraq della sua diversità culturale e religiosa e mettendo a rischio la presenza cristiana nell’area, fanno sapere dal CEC con un comunicato stampa. Anche se negli ultimi tempi la campagna militare per sconfiggere i terroristi sta registrando la riconquista di alcune città “cristiane”, soprattutto nella piana di Ninive, i leader delle chiese irachene e i rappresentanti governativi hanno sottolineato come nessun ritorno di abitanti sia previsto in tempi brevi, non prima che vi sia certezza sulla possibilità di vita in sicurezza per le minoranze. Sicurezza al momento ancora non garantita.

Della delegazione hanno fatto parte anche l’arcivescova della Chiesa di Svezia Antje Jackelen; Michel Jalakh, segretario del Consiglio delle chiese del Medioriente (MECC); Frank Chikane, commissione CEC per gli affari internazionali; e Peter Proove, a capo del Dipartimento affari internazionali del CEC.

Il viaggio appena compiuto si iscrive nel solco del recente rapporto, curato dallo stesso CEC, dedicato alle minoranze in Siria e Iraq, presentato lo scorso 12 dicembre al Palazzo delle Nazioni di Ginevra.