European Migration Forum, la FCEI presente a Bruxelles

Tra le voci della società civile che tra il 2 e il 3 marzo animeranno il dibattito sulle migrazioni, anche quella della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Ne abbiamo parlato con Giulia Gori, che di ritorno da Bruxelles, il 4 marzo, si fermerà a Bologna per partecipare ad un un incontro sulla riforma di Dublino promosso dall'eurodeputata Elly Schlein

Roma (NEV), 2 marzo 2017 – Si è aperto in queste ore a Bruxelles e durerà sino a domani il terzo incontro internazionale dell’European Migration Forum, un tavolo di dialogo che le istituzioni europee hanno aperto con la società civile sulle questioni relative alle migrazioni, all’asilo e all’integrazione di cittadini provenienti da paesi terzi; un’occasione d’ascolto e di scambio di buone pratiche cui quest’anno partecipa anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), portando l’esperienza di Mediterranean Hope (MH), il suo specifico progetto sulle migrazioni.

Organizzato dal Comitato economico e sociale in collaborazione con la Commissione europea, il forum di quest’anno è dedicato all'”accesso dei migranti all’Unione europea, ai suoi diritti e ai suoi servizi” e riunisce a dibattito i rappresentanti di 192 organizzazioni selezionate tra le centinaia di domande pervenute. A rappresentare la FCEI a Bruxelles è Giulia Gori del “coordinamento accoglienza” di Mediterranean Hope. L’Agenzia NEV l’ha intervistata alla vigilia dell’evento.

Perché una federazione di chiese vola a Bruxelles?

Quest’anno l’European Migration Forum ha posto al centro della discussione le alternative legali e sicure di passaggio in Europa. La Federazione delle chiese evangeliche è tra i promotori dei corridoi umanitari che proprio in questi giorni stanno dimostrando che un passaggio sicuro è possibile, ci è sembrato naturale richiedere di partecipare.

Qual’è il contributo che la Federazione può portare al dibattito europeo?

Il workshop all’interno del quale interveniamo è dedicato al tema del resettlement, una possibilità giuridica che confina ma che non va confusa con il corridoio umanitario. In entrambi i casi si mettono in sicurezza persone bisognose di protezione internazionale, ma con il resettlement (in italiano ‘reinsediamento’) il governo che in coordinamento con l’UNHCR apre una ‘finestra d’accoglienza’ garantisce al migrante lo status di rifugiato da prima della sua partenza, facendosi carico da subito della sua protezione; nel caso dei corridoi da noi attivati, invece, non soltanto il viaggio e l’accoglienza sono interamente a carico di privati (nel nostro caso FCEI, Tavola Valdese e Sant’Egidio), ma la richiesta di protezione internazionale viene effettuata una volta che il migrante è già al sicuro in Italia. In sintesi, i corridoi umanitari riconoscono l’urgenza della situazione in cui versano le persone e post-pongono la burocrazia necessaria all’ottenimento del permesso di soggiorno alla messa in salvo della persona in attestata condizione di fragilità. Ci sembra una pratica innovativa, con la testa, le mani e il cuore nella drammatica situazione del presente, e quindi meritevole di una testimonianza anche in sede europea.

Di fronte al dramma migratorio, la solidarietà europea non sta dando buona prova di sé.

Proprio per questo è importante incontrarsi, parlare, scambiare esperienze. Il problema della solidarietà europea è legato a un’altra parola su cui spesso si fa confusione: relocation (in italiano ‘ricollocazione’). La relocation è il trasferimento di persone cui uno Stato membro ha già accordato protezione internazionale in un altro Stato membro dell’Unione europea che si propone di ospitarle. È questo il “sistema di solidarietà europea” che non sta funzionando. A tal proposito, di ritorno da Bruxelles, sabato 4 marzo sarò a Bologna per prender parte a un’incontro sulla riforma del sistema di Dublino, il regolamento europeo che affida l’esame della domanda d’asilo al paese di primo ingresso, lasciando in grande difficoltà l’Europa mediterranea. Il dibattito è organizzato dell’eurodeputata Elly Schlein, che segue da tempo le attività di Mediterranean Hope. Un’altra buona occasione per testimoniare e condividere le nostre esperienze.

Il programma delle giornate di lavoro dell’European Migration Forum è disponibile a questo link. A questo indirizzo trovate invece la diretta streaming degli incontri plenari. Qui il programma dell’incontro del 4 marzo sulla riforma del sistema di Dublino.