Roma (NEV), 15 marzo 2017 – Le nuove norme sui visti d’ingresso approvate dalla Knesset lunedì scorso “non mi permetteranno più di visitare le chiese membro in Israele e Palestina, né di recarmi sui luoghi santi”. Va diritto al punto il pastore luterano Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) – organismo che raccoglie più di 348 chiese protestanti, ortodosse e anglicane in tutto il mondo – dicendosi fortemente preoccupato per la recente norma che regolamenta i visti per gli stranieri che si vogliono recare in Israele. La legge, infatti, vieta l’ingresso nel paese ebraico a quegli stranieri o non residenti che hanno incitato al “boicottaggio economico, culturale o accademico” contro Israele, o nei confronti di singole istituzioni israeliane, o di aree sotto il controllo di Israele.
“Questa legge costituisce una terribile regressione”, è l’opinione del pastore Tveit che in un comunicato diffuso dal CEC così prosegue: “Se applicata, rappresenterebbe una chiara violazione della libertà di espressione. E’ precisamente in virtù degli insegnamenti cristiani che noi, membri del Consiglio ecumenico delle chiese, consideriamo immorali sia l’acquisto che il consumo di beni prodotti dalle colonie israeliane nei territori occupati. Ed è precisamente la ragione per la quale numerose chiese e singoli cristiani ovunque nel mondo hanno deciso di disinvestire i loro fondi dalle imprese che traggono profitto da questa occupazione illegale”.
Tveit sottolinea come questa norma possa avere delle ripercussioni sulla libertà religiosa di molti cristiani nel mondo, ma anche sugli stessi cristiani presenti in Israele e Palestina. Sul diritto all’esistenza di Israele non si discute, mette in chiaro Tveit, così come sul fatto che l’antisemitismo è un peccato contro Dio. Il CEC tuttavia rifiuta categoricamente ogni violenza come metodo di risoluzione dei conflitti. “Come le Nazioni Unite e la maggior parte della comunità internazionale – aggiunge Tveit – anche noi consideriamo illegale la più che cinquantennale occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele”.
Da anni il CEC – che rappresenta più di 560 milioni di cristiani in tutto il mondo – invita le proprie chiese membro a boicottare i prodotti delle colonie israeliane e a rivisitare nello stesso spirito i propri fondi di investimento. Numerose chiese hanno preso misure in questo senso. Si tratta di boicottaggi mirati. Infatti, precisa Tveit, il CEC non ha mai sostenuto un boicottaggio generalizzato o delle sanzioni economiche contro lo Stato di Israele. Anzi, il CEC aspira alla giustizia e alla dignità per tutti i popoli, e ad una pace giusta sia per gli israeliani che per i palestinesi. “Ma questa nuova legge costituisce una forma di isolazionismo che non può essere nell’interesse di Israele in quanto membro della comunità internazionale, e meno che mai nell’interesse degli abitanti della regione”. Pregherà affinché il governo israeliano non applichi tali politiche, ha assicurato Tveit in conclusione alla sua dichiarazione.