
Roma (NEV), 3 aprile 2017 – “Cristo è forse diviso? E’ ancora a questa domanda, posta dall’apostolo Paolo ai cristiani di Corinto, che oggi nel Cinquecentenario della Riforma siamo tenuti a dare risposta”. Così ha esordito il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm, presidente della Chiesa evangelica in Germania (EKD), nella tavola rotonda che ha concluso in Vaticano il convegno internazionale “Lutero 500 anni dopo. Una rilettura della Riforma luterana nel suo contesto storico ed ecclesiale”. Organizzato dal Pontificio Comitato di scienze storiche, il convegno ha riunito dal 29 al 31 marzo scorsi accademici ed esperti di diverse università europee per calare la figura e l’esperienza di Lutero nel contesto storico ed ecclesiastico europeo del XVI secolo.
“Lo scopo della Riforma di Lutero consisteva nel riportare a Cristo i cristiani e la chiesa – ha

affermato Bedford-Strohm -. Questo è ancora il nostro proposito di luterani, nella consapevolezza che oggi si può riscoprire Cristo solo in spirito ecumenico, insieme ai fratelli e alle sorelle cattoliche e ortodosse”. Un cammino che in questi primi mesi del Cinquecentenario sembra essersi ben delineato soprattutto negli incontri di Lund (Svezia), a cui era presente papa Francesco, e in quello di Hildesheim (Germania), organizzato dai protestanti e dai cattolici tedeschi. “Anche Lutero condividerebbe oggi questo cammino”, ha dichiarato il presidente degli evangelici in Germania. Bedford-Strohm ha quindi delineato tre elementi di attualità della Riforma di Lutero da condividere ecumenicamente.
Il primo è costituito dalle 95 tesi. “Chiediamoci: queste tesi possono ancora dividerci? L’invito a fare dell’intera nostra vita un’occasione di penitenza e di pentimento può vederci in disaccordo? Davanti alla divisione dei cristiani, non dovremmo forse fare penitenza?”.
Il secondo elemento è l’unione, nel pensiero di Lutero, di fede ed amore. “Lutero non ha separato fede e opere”, ha sottolineato il vescovo luterano, spiegando piuttosto che questi due termini sono stati posti da Lutero in un rapporto diverso, capace di dar vita nel credente a “un’esistenza gioiosa al servizio del prossimo”. Una vita orientata quindi “alla difesa dei deboli, dei poveri e degli stranieri, volta al superamento della violenza e a essere segno di riconciliazione”.
L’ultimo elemento riguarda invece il concetto di libertà. “E’ la libertà del cristiano che costituisce il luogo d’incontro tra fede e opere nella teologia di Lutero”, ha sostenuto Bedford-Strohm citando il celebre scritto di Lutero “La libertà del cristiano” (1520) nel quale il teologo tedesco dà questa duplice definizione di cristiano: “Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa, e non è sottoposto a nessuno” e “Un cristiano è un servo volonteroso in ogni cosa, e sottoposto a ognuno”. Da un lato, la libertà della coscienza cristiana, informata dall’evangelo, davanti a qualsiasi autorità terrena; dall’altra, la libertà come servizio verso il prossimo.
Alla tavola rotonda, moderata da padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di scienze storiche, sono inoltre intervenuti il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani; Serge-Thomas Bonino, della Commission Théologique Internationale; Karl Gervin, pastore titolare della cattedrale luterana di Oslo; e i giornalisti Jörg Bremer (Frankfurter Allgemeine Zeitung) e Andrea Tornielli (La Stampa).