Dalla Manica a Lampedusa

Una giovane delegazione ecumenica del "Churches Together in Britain and Ireland" ha reso visita in questi giorni ai presidi siciliani di Mediterranean Hope

Lampedusa - La delegazione del CTBI nella chiesa di S. Gerlando. Al centro l'operatrice di MH Marta Bernardini

Roma (NEV), 7 aprile 2017 – Prima a Scicli, poi a Lampedusa. E’ un viaggio alla scoperta di Mediterranean Hope (MH) – il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) – quello intrapreso in questi giorni da 7 giovani ragazzi del Churches Together in Britain and Ireland (CTBI), l’organismo ecumenico che riunisce tutte le chiese cristiane – protestanti, cattoliche e ortodosse – del Regno Unito e dell’Irlanda.

La visita al cimitero di Lampedusa

Dopo essere passata da Scicli, in Sicilia, dove in sinergia con la chiesa metodista locale opera la “Casa delle Culture” – uno dei “pilastri” dell’accoglienza evangelica targata MH – martedì 4 aprile questa giovane delegazione anglofona è atterrata a Lampeusa, per visitare l’Osservatorio sulle migrazioni che sempre nell’ambito di Mediterranean Hope la FCEI ha aperto nei primi mesi del 2014. Sull’isola gli ospiti hanno avuto modo di conoscere i servizi offerti da MH, di ascoltare le testimonianze dei profughi giunti con gli ultimi sbarchi, di approfondire le dinamiche della frontiera con gli operatori del progetto. Sempre durante il soggiorno la delegazione ha potuto incontrare alcuni dei partner che da anni collaborano con l’Osservatorio, tra gli altri il parroco dell’isola Don Carmelo La Magra e Francesca Del Volgo del collettivo Askavusa.

In riunione con gli operatori di MH

“Crediamo che il lavoro di analisi e di sostegno ai migranti portato avanti dalla FCEI qui a Lampedusa sia fondamentale – ha dichiarato Damian Jackson del Consiglio delle chiese irlandesi -. Questa piccola ma rilevante presenza evangelica aiuta a costruire ponti e non muri e svolge un importante opera di mediazione tra i bisogni della comunità locale e dei migranti”. “Per anni ci siamo occupati di migrazioni da un punto di vista teorico – gli ha fatto eco il capo delegazione Alan Meban – ma venire qui e avere la possibilità di guardare con i propri occhi il molo dove migliaia di persone hanno toccato per la prima volta l’Europa è qualcosa che porteremo per sempre con noi”.

Da parte italiana Marta Bernardini, operatrice di Mediterranean Hope attiva tra Lampedusa e Palermo, ha sottolineato l’importanza di questi incontri: “E’ sempre più fondamentale che le chiese lavorino insieme per costruire risposte alternative alla violenza, allo sfruttamento e alla chiusura delle frontiere”.

Il viaggio del CTBI in Italia non è il primo approfondimento che l’organizzazione ecumenica dedica al tema delle migrazioni. Nel maggio del 2016 una delegazione di giovani donne aveva visitato diversi campi profughi in Grecia.