Libertà religiosa, la voce e l’esperienza valdese

Nel lungo intervento pronunciato durante l'incontro promosso dalla Fondazione ASTRID il moderatore Eugenio Bernardini è partito dall'esperienza valdese per approdare ai cruciali problemi dell'oggi. Nell'unica certezza che "la libertà religiosa non possa esistere soltanto per alcuni"

Da sinistra: Giuseppe Casuscelli, Valerio Tozzi, Salvatore Berlingò, Francesco Margiotta Broglio, Roberto Zaccaria, Eugenio Bernardini, Romeo Astorri

Roma (NEV), 7 aprile 2017 – “In questa giornata abbiamo ascoltato riflessioni di una straordinaria ricchezza, ringrazio ASTRID e tutti gli organizzatori per il livello di approfondimento e di attenzione non soltanto tecnica ma anche in termini di ‘passione’, la passione di chi cerca di mettersi nei panni di chi è diverso da sé, di chi si interroga sulla situazione di confessioni religiose diverse dalla propria. Credo che sia impossibile dare una risposta giuridica a queste tematiche se non si aggiunge alla professionalità questa voglia e questa sensibilità”. Con queste parole il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, ha aperto uno degli ultimi interventi della giornata organizzata dalla Fondazione ASTRID, un seminario mattutino e una tavola rotonda pomeridiana volti a presentare e discutere la proposta di legge sulla libertà religiosa che dopo due anni di lavoro la Fondazione ha consegnato all’opinione pubblica e, idealmente, alla prossima legislatura.

Dopo i saluti istituzionali del ministro degli Interni Marco Minniti e della ministra per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, nella splendida cornice di Palazzo Altieri sono intervenuti alcuni dei maggiori esperti italiani in materia di diritto ecclesiastico: Silvio Ferrari, Cesare Mirabelli, Giuseppe CasuscelliFrancesco Margiotta Broglio, Valerio Tozzi, Romeo Astorri, Salvatore Berlingò, Roberto Zaccaria. Al centro del dibattito, i tre soggetti individuati dalla legge proposta da ASTRID: le “confessioni”, le “associazioni con finalità di religione o di culto” e le “associazioni filosofiche e non confessionali”. Un’impostazione – quella tesa ad assimilare realtà diverse tra loro in virtù di un comune bisogno di sistemazione giuridica nel quadro di una legge organica sulla libertà religiosa – che in mattinata era già stata costruttivamente criticata dal giudice costituzionale Giuliano Amato, chiamato a moderare il dibattito in qualità di membro del Comitato scientifico di ASTRID.

Eugenio Bernardini

Temi, dubbi e problematiche che il moderatore Bernardini ha ripreso punto per punto nel corso del suo intervento, incentrato sul ruolo di “apripista” svolto dai valdesi in materia. “La chiesa valdese fu la prima confessione religiosa a siglare un’intesa con lo Stato perché si preparò a lungo affinché ciò avvenisse. Durante la Costituente, tutto il protestantesimo italiano si augurava un altro sviluppo della politica religiosa della Repubblica. Quando si comprese che il Concordato sarebbe entrato in Costituzione fu il valdese Giorgio Peyrot, il ‘giurista delle minoranze’, a parlare per la prima volta di ‘intese volontarie’. Allora – ha raccontato Bernardini – le intese erano una parola in Costituzione, per dare corpo a un istituto giuridico privo di procedure ci si dovette preparare, redigendo una bozza di testo per aiutare il legislatore; si dovette, insomma, fare uno sforzo simile a quello che state facendo oggi qui”.

Tuttavia, ha ammesso il moderatore, le sfide odierne appaiono più complesse. “In questa stanza c’è un consenso generale sulla necessità di queste nuove norme – ha proseguito Bernardini -, ma fuori da quella porta c’è un paese dove la libertà religiosa non è un dato acquisito a livello politico-culturale, e talvolta nemmeno tra le religioni”. Al riguardo il pastore valdese ha portato due esempi: “Primo punto: per siglare l’intesa, la chiesa valdese possedeva un suo esecutivo, ma se la libertà religiosa è per tutti allora ci dobbiamo porre il problema che ci sono entità religiose che non apprezzano o non ritengono di dover avere istituzioni centrali forti. Secondo punto: dobbiamo partire dal fatto che non c’è unanimità religiosa sulla necessità di superare la legge sui ‘culti ammessi’. Una delle verifiche che vanno fatte è su cosa vuole fare a riguardo la Conferenza Episcopale Italiana, una delle componenti che nelle precedenti legislature ha contrastato apertamente i progetti di legge in tal senso. Viviamo una nuova stagione ecumenica, e ho fiducia che il clima stia cambiando, ma bisogna verificare questa disponibilità”.

Infine, sul problema dell’accostamento delle religioni alle associazioni filosofiche – su cui, all’estremo opposto, la proposta di ASTRID ha scontentato anche l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) – il moderatore della Tavola valdese ha speso questo parole: “La libertà religiosa è sorella gemella della libertà di coscienza. Se deve esistere una reale libertà di credere o di praticare il proprio culto, deve esistere una reale libertà di non credere. Questo è un tema per l’Europa. Non so se la risposta che gli esperti di ASTRID hanno trovato sarà la risposta giusta, ma il problema è degno di essere segnalato”.