“Trasformazione è donna”: le “Giornate della laicità” di Reggio Emilia

A riflettere su "donne e religione" gli organizzatori hanno invitato la pastora valdese Daniela di Carlo: "Nei primissimi anni del movimento valdese molte donne avevano già trovato la possibilità di 'dire Dio'"

Reggio Emilia

Roma (NEV), 20 aprile 2017 – “Trasformazione è donna”, è questo il titolo dell’ottava edizione delle “Giornate della laicità” di Reggio Emilia, un festival sui diritti e le libertà civili quest’anno interamente dedicato alle donne. Tra il 21 al 23 aprile, nella sede reggiana dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (viale Allegri 9), un fitto programma di incontri, proiezioni e conferenze proverà a riflettere su “pratiche, pensieri, esperienze femminili per nuovi modelli di vita e convivenza”.

Tra i numerosi relatori invitati a intervenire anche la pastora della chiesa valdese di Milano Daniela Di Carlo, che nella mattinata di sabato 22 (ore 10, Aula Magna) cercherà di portare un punto di vista evangelico al tema “Donne e religioni: sottomissione o libero arbitrio?”. Insieme al giornalista Enzo Marzo, direttore della rivista “Critica liberale”, la pastora valdese sarà chiamata a riflettere sul perché la storia delle religioni sia una storia pensata e declinata al maschile e su come un’ottica di genere possa rappresentare un autentico elemento di rinnovamento di quelle stesse fedi.

“Ciò che intendo portare sono i frutti dell’esperienza valdese – ha dichiarato la pastora Di Carlo, anticipando i nuclei del suo intervento all’Agenzia NEV -, ad esempio racconterò come nei primissimi anni del movimento valdese molte donne avessero già trovato la possibilità di ‘dire Dio’. Sull’esistenza di quelle donne, che si spostavano come libere signore, e che passando da un territorio all’altro valicavano confini di ogni tipo, è presto caduto il silenzio. Ma senza quel seme lasciato a riposare nelle pieghe della storia non avremmo avuto la decisione sinodale del 1962 sul pastorato femminile”.

Sempre secondo Di Carlo, dopo la memoria, viene la speranza di un futuro diverso. “La speranza è un atto di fede nel futuro perché cerca di creare le condizioni necessarie per lasciare a coloro che verranno dopo di noi un mondo migliore di come lo abbiamo trovato – ha proseguito la pastora -. Anche rispetto ai rapporti tra uomini e donne, la speranza è nel Vangelo, perché secondo le Scritture l’immagine di Dio è l’essere umano, maschio e femmina. Parafrasando una celebre frase di Elisabeth Green – ha concluso Di Carlo – possiamo dunque dire e pensare che quando gli esseri umani andranno verso l’altro o l’altra, intrecciando tra loro relazioni basate non sulla prevaricazione bensì sul servizio, saranno immagine dell’agire di Dio nel mondo”.

Il programma completo delle giornate è disponibile a questo link.