Eco-chiese, fra eco-ansietà e tutela ambientale

“Comunità di fede e impegno ambientale” è il titolo della conferenza della Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN) con la Società europea per lo studio della religione e dell’ambiente, tenutasi a Edimburgo

Roma (NEV), 29 maggio 2017 – Si è svolta dal 18 al 20 maggio presso l’Università di Edimburgo la sesta edizione della conferenza su comunità di fede e attivismo ambientale promossa in collaborazione fra la Rete cristiana europea per l’ambiente (ECEN) e la Società europea per lo studio della religione e dell’ambiente, su iniziativa del pastore anglicano Michael Northcott, docente e ricercatore di etica in ecologia ed economia.

“La Madre Terra dà segni crescenti di stress e di prossimità al collasso. I costi umani si traducono in migrazioni intercontinentali e problemi di salute” si legge nella presentazione della conferenza, che mette a fuoco anche il problema dello scioglimento dei ghiacci artici, della plastica nei mari e della progressiva distruzione delle foreste.

“Nei Paesi a maggioranza protestante in Europa sono state approvate le prime leggi di tutela ambientale” ha dichiarato Antonella Visintin Rotigni, coordinatrice della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che ha partecipato ai lavori. “Il contributo delle comunità di fede non è stato molto studiato in ambito accademico” ha proseguito Visintin, riferendosi a chi nelle chiese promuove “interventi di giustizia climatica sia nella modalità delle eco comunità sia in quella della certificazione ambientale, in molti casi ancora relegati ai margini delle agende delle proprie chiese”. Per dare una dimensione della diffusione di queste pratiche, tra le esperienze illustrate a Edimburgo, vi sono 400 eco comunità in Scozia, 600 in Inghilterra e circa 800 in Germania.

“Dal 2016 le ecocomunità dell’Inghilterra e del Galles sono diventate Eco church (eco-chiese). Si tratta di un progetto dell’associazione internazionale A Rocha (una rete internazionale di organizzazioni ambientali di ispirazione cristiana fondata in Portogallo nel 1983 da un pastore anglicano), in collaborazione con Christian Aid, Chiesa d’Inghilterra, Chiesa metodista di Gran Bretagna e Tearfund. ‘Eco church’ è basato su un sistema di premi progressivi, quanto maggiore è l’impegno per la salvaguardia del creato nella predicazione e l’educazione, nella gestione degli edifici e dei terreni, nella comunità locale e a favore di campagne globali, negli stili di vita individuali e comunitari”.

Nel corso della conferenza è stato dato ampio spazio alla campagna internazionale per il disinvestimento dalle energie fossili, tema molto sentito dalle organizzazioni cristiane, tra le quali anche la GLAM. “Dal 2015 i Quaccheri non hanno più azioni nel cosiddetto ‘oil and gas’. Analogamente ha fatto la Chiesa di Svezia, pioniera in Europa, e lo stesso sta facendo la Chiesa d’Inghilterra che nel 2015 ha iniziato con il carbone termico e le sabbie bituminose”.

Moltissimi i temi trattati, dalla spiritualità alle politiche ambientali, ai riti e alle liturgie ecologiche, al debito nel Sud del mondo. “Cresce effettivamente il consenso tra i cristiani sulla centralità della giustizia economica globale, la uguaglianza sostanziale tra le persone, la sostenibilità degli ecosistemi, le azioni di pace, la protezione dei soggetti vulnerabili e l’impegno per la riconciliazione interreligiosa come risposta alla cultura e agli atti di violazione della creazione” conclude Visintin.