
Roma (NEV), 5 luglio 2017 – Salvare vite. In mare o sorvolandolo. Al centro del recente incontro svoltosi a bordo della nave “Phoenix” della ONG MOAS, la “Migrant Offshore Aid Station”, attiva dal 2014 in operazioni di salvataggio di migranti nel Mediterraneo centrale, si è parlato di migrazioni e della complessità del fenomeno, a partire innanzitutto da come evitare le morti in mare e regolamentare i viaggi.
Alberto Mallardo e Ivana Abrignani, operatori della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) attivi a Lampedusa per il progetto “Mediterranean Hope”, lo scorso 3 luglio, insieme al nuovo Sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, al parroco dell’isola, don Carmelo La Magra e al Forum Lampedusa Solidale, si sono recati a bordo della “Phoenix” invitati dalla fondatrice e direttrice del progetto MOAS, Regina Catrambone, sostenitrice del modello dei corridoi umanitari, come li sta realizzando la FCEI dal Libano insieme alla Tavola valdese e alla Comunità di Sant’Egidio. Catrambone ha poi mostrato ai suoi ospiti le procedure per la ricerca e soccorso in mare e ha sottolineato il suo assoluto sostegno all’azione della Guardia Costiera e delle altre forze impegnate nelle attività SAR (Search and Rescue) nel Mediterraneo centrale.
“Nella discussione è emersa da più parti la necessità di sperimentare soluzioni alternative ai viaggi della speranza come quella dei corridoi umanitari”, ha ribadito Mallardo, ricordando come anche la Francia abbia aperto alla possibilità di una via alternativa per i migranti che non sia quella di cadere nelle reti dei trafficanti di esseri umani.
Sempre con chi salva vite! @moas_eu @moas_it insieme a @Medhope_FCEI per l'istituzione di canali sicuri e legali#CorridoiUmanitari pic.twitter.com/v6LTkic0tq
— Mediterranean Hope (@Medhope_FCEI) July 3, 2017