Torre Pellice (TO), 22 agosto 2017 (SSSMV/09) – “Oggi il cristianesimo cresce soprattutto nel Sud del mondo. La Riforma sarà interculturale, o non sarà. Dipenderà dal confronto con queste realtà il futuro delle nostre chiese”. Da queste considerazioni, con cui il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, ha concluso lunedì sera la serata pubblica del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi sul tema “Il futuro della Riforma”, ha preso spunto la conferenza stampa di oggi intitolata “Riforma globale”. A 500 anni dalla Riforma di Lutero, quale consapevolezza hanno le chiese protestanti italiane di questo cambiamento epocale? Quali strategie di integrazione interculturale mettono in atto? E quali sono le loro responsabilità anche a livello della società?
“Non è necessario leggere le statistiche – ha sottolineato il pastore Yann Redalié, della Commissione intercultura della Tavola valdese – per capire che il baricentro del cristianesimo si è spostato dal Nord al Sud del mondo, basta entrare in una qualsiasi chiesa europea. Ci renderemmo conto che nel nostro continente la maggior parte delle persone che frequenta i culti domenicali non ha la pelle bianca. Questo dà il senso di quanto sia determinante la questione interculturale per il futuro del cristianesimo e dunque anche delle chiese della Riforma. E’ una sfida – ha concluso Redalié – a reinterpretare le nostre consuetudini, a ripensare la nostra teologia europea in dialogo con quelle che provengono dall’Africa, dall’Asia o dall’America Latina”.
Questa sfida è stata assunta dalle chiese evangeliche in Italia attraverso il progetto “Essere chiesa insieme”, inteso a promuovere l’integrazione di una chiesa composta da nativi italiani e da persone provenienti da altri continenti. “L’integrazione è un cantiere in cui si costruisce quotidianamente qualcosa insieme – ha spiegato la pastora Anne Zell -. E’ un cammino che deve essere percorso da entrambe le parti, e che coinvolge allo stesso modo italiani e migranti. Tutti i programmi di ‘Essere chiesa insieme’ sono infatti rivolti agli uni e agli altri per creare spazi in cui le diverse sensibilità, storie, spiritualità possano incontrarsi e dar vita a qualcosa di nuovo e inedito”. Tra le ultime iniziative, Zell ha presentato il Master biennale in teologia interculturale promosso dalla Facoltà valdese di teologia di Roma giunto al suo secondo anno. “Si tratta di un corso pensato soprattutto per pastori e pastore che offre strumenti per comprendere le diverse teologie e anche per gestire le conflittualità che inevitabilmente sorgono quando culture diverse si incontrano. Il corso di quest’anno sarà incentrato tra l’altro sull’analisi delle teologie dell’America latina, di quelle africane post-coloniali e femministe”.
Alla conferenza stampa è intervenuta anche Giovanna Scifo, operatrice del progetto Mediterranean Hope (MH) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e responsabile della Casa delle culture di Scicli (RG), che ha presentato la campagna “Ero straniero. L’umanità che fa bene” a favore di una legge di iniziativa popolare per superare la Bossi-Fini. “Una legge urgentissima nel nostro paese – ha detto Scifo – per investire su accoglienza, lavoro e inclusione”. MH ha allestito al Sinodo uno spazio in cu è possibile firmare per raggiungere le 50 mila firma necessarie per la presentazione del disegno di legge. Alla campagna ha aderito anche la FCEI.
Nel pomeriggio nell’aula sinodale è stato presentato il Documento “E’ la fine, per me l’inizio della vita’. Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante”, elaborato dalla Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi. Ad illustrarlo è stato il coordinatore della Commissione, Luca Savarino. Come da procedura, il documento è quindi stato inviato allo studio delle chiese locali. (Per approfondimenti relativi al documento vedi qui). (NEV/CS38)