Dall’Etiopia giunti i primi 25 beneficiari del corridoio umanitario CEI-Sant’Egidio

Roma (NEV), 30 novembre 2017 – Sono somali, eritrei e sudsudanesi, di cui un terzo minori, i profughi giunti alle 4.30 di questa mattina all’aeroporto di Roma-Fiumicino dall’Etiopia con il primo corridoio umanitario dall’Africa. Arrivati senza attraversare il deserto, né il mare al rischio della propria vita, e senza alimentare il traffico di esseri umani, hanno potuto accedere al loro diritto di chiedere la protezione internazionale già dentro lo stesso aeroporto.

Shewa, eritrea arrivata in Italia 17 anni fa attraverso il Sahara e il Mediterraneo, riabbraccia suo fratello Efrem rifugiatosi in Etiopia.

Questo nuovo canale legale e sicuro per profughi in situazione di vulnerabilità è il frutto di un Protocollo d’intesa con lo Stato italiano, siglato a gennaio dalla Conferenza episcopale (CEI) – che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – e dalla Comunità di Sant’Egidio, e che prevede il trasferimento dall’Etiopia, l’accoglienza e l’integrazione in Italia di 500 persone dal Corno d’Africa in due anni. Ricalca il modello già sperimentato dei “corridoi umanitari” ecumenici – portati avanti congiuntamente da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Tavola valdese e Sant’Egidio – e che in meno di due anni ha portato dal Libano 1000 profughi soprattutto siriani. Un modello di successo che riesce a coniugare solidarietà con sicurezza.

Questa mattina a Fiumicino a dare il benvenuto ai nuovi arrivati esponenti del governo e degli enti promotori del corridoio dall’Etiopia. Soddisfazione per questo nuovo traguardo è stata espressa da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI; Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio; prefetto Mario Morcone, capo di gabinetto del Ministero dell’Interno; e Luigi Vignali, direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri.

Mario Morcone: “Non torneremo indietro”

Cominciato come un piccolo progetto sperimentale, questa buona pratica è diventata “Il progetto” con la I maiuscola, ha sottolineato il prefetto Morcone, aggiungendo: “E’ questo il tempo di una svolta nel nostro paese. E’ questa la strada del futuro. Non torneremo indietro”. “Con questo progetto l’Italia e l’Africa sono ancora più vicine”, ha concluso Impagliazzo.

A congratularsi ieri con una lettera inviata ai promotori del corridoio umanitario dall’Etiopia, sono stati i pastori Luca Maria Negro e Eugenio Bernardini, rispettivamente il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e il moderatore della Tavola valdese, i quali hanno assicurato il proprio sostegno fraterno.

Lo scorso 7 novembre al Viminale è stato rinnovato il protocollo per i corridoi umanitari ecumenici dal Libano, gestiti in partnership fra FCEI, Tavola valdese e Sant’Egidio, per un totale di altri 1000 beneficiari. La firma del primo protocollo risale al 15 dicembre 2015. Il modello italiano ed ecumenico dei “corridoi umanitari” ha già fatto scuola in Europa, prima in Francia e ora anche in Belgio.