Ginevra (NEV), 20 giugno 2018 – Domani, giovedì 21 giugno, per celebrare i 70 anni del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), a Ginevra è atteso papa Francesco. Ma domani, per il movimento ecumenico mondiale, ricorre anche l’appuntamento settimanale dei “Giovedì in nero”. Thursdays in black è la Campagna di sensibilizzazione, nata in seno al CEC diversi anni fa, che si oppone allo stupro e alla violenza. Ogni giovedì, chi riconosce la violenza contro le donne come una piaga delle nostre società – chiese incluse – è invitato a indossare indumenti neri.
“La violenza contro le donne è diffusissima, possiamo parlare di una pandemia – ha dichiarato all’Agenzia stampa NEV l’anglicana Agnes Abuom, moderatora del Comitato Centrale del CEC, originaria del Kenya –. Questo il motivo per cui, con la nostra campagna, abbiamo invitato tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a prescindere dalla loro fede, ad aderirvi vestendo qualcosa di nero”.
“È una questione che ci riguarda tutti e tutte. Succede ovunque, nelle nostre società, nelle nostre famiglie, nelle chiese, nelle comunità, e nello spazio pubblico”, ha aggiunto Abuom, confermando che domani non avrebbero fatto eccezione. Anzi. I 150 delegati di chiese di tutto il mondo che in questi giorni si riuniscono a Ginevra per i lavori del Comitato centrale, l’organo decisionale tra due Assemblee generali del CEC, sono stati inviatati non solo a vestire di nero, ma a portare il badge della campagna.
Le decisioni del Comitato centrale del CEC
Nel corso di una conferenza stampa svoltasi oggi presso il Centro ecumenico di Ginevra, sono state presentate alcune decisioni del Comitato centrale, prima fra tutte la località della prossima Assemblea generale del CEC: la scelta è caduta su Karlsruhe (Germania), al confine con la Francia. L’invito è giunto dalla Chiesa evangelica in Germania (EKD). Soddisfazione è stata espressa dalla vescova Petra Bosse-Huber, responsabile EKD per l’ecumene e le relazioni internazionali: “Erano cinquant’anni che un’Assemblea del CEC non si teneva sul continente europeo. La scelta sull’Europa in un mometo in cui le non politiche sui rifugiati fanno venire meno il valore della solidarietà e dell’accoglienza, è un segnale significativo”.
Il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC, ha elencato le priorità di lavoro scaturite dal Comitato centrale. Tra queste figura il processo di pace tra le due Coree, un tema caro al CEC da molti anni. In questi giorni a Ginevra le delegazioni di chiese della Corea del nord e del sud hanno avuto scambi intensi. Secondo alcuni osservatori domani papa Francesco potrebbe volerle salutare espressamente.
Tra le altre priorità, la lotta al razzismo con un omaggio a Martin Luther King; i flussi migratori; la questione dello statuto di Gerusalemme con una condanna netta relativa allo spostamento dell’ambasciata statunitense nella città espressione delle tre religioni monoteiste, decisione che ha causato morti e violenze.
Infine il Comitato centrale ha voluto ricordare che quest’anno non solo ricorrono i 70 del CEC, ma anche della Dichiarazione universale dei diritti umani, considerata quanto mai necessaria, con un forte appello lanciato alle chiese: “Date nuovamente priorità al sostegno dei diritti umani”.
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