Battisti. Come il sacerdote ed il levita: una riflessione sulle migrazioni

Roma (NEV), 24 luglio 2018 – Le politiche tese a creare un “controllo extraterritoriale della migrazione, al fine di far svolgere tutte le misure di contrasto ad uno Stato terzo, evitando il [nostro] coinvolgimento diretto in attività lesive dei diritti umani”, sono paragonabili all’atteggiamento del sacerdote e del levita della parabola del buon samaritano (Luca 10) che, vedendo un uomo moribondo sulla via, “passarono oltre” non prendendosene cura.

Lo scrive Giovanni Arcidiacono, presiedente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), in una lettera invita alle chiese locali sul tema dei migranti.

Alternando il testo della parabola a fatti e tragedie avvenute nel mar Mediterraneo, Arcidiacono mostra come l’idea dell’esternalizzazione del controllo migratorio parta da lontano. Almeno dal 2009, quando circa 200 migranti furono trasferiti a bordo di motovedette italiane e riportate in Libia, senza procedere ad alcuna identificazione. Un respingimento a tutti gli effetti che ha comportato la condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani. Di qui l’idea di “sostituire i respingimenti con accordi atipici bilaterali” con Paesi terzi come la Libia.

Secondo Arcidiacono, “i supporti economici, tecnici e logistico-militari agli Stati terzi, attraverso la fornitura di mezzi idonei al controllo delle proprie frontiere e al rimpatrio; la formazione di una Guardia costiera specializzata nell’azione di contrasto dell’emigrazione; il finanziamento per la costruzione dei centri di detenzione per migranti, favoriscono la commissione da parte dello Stato terzo di gravissime violazioni dei diritti umani” permettendo ai paesi europei e all’Italia di “voltarsi dall’altra parte”, venendo meno alle loro responsabilità.

La lettera si conclude con un richiamo alle chiese battiste ad agire non come il levita e il sacerdote, colpevoli di “omissione di soccorso”, ma come il samaritano della parabola.

Un richiamo sostanziato da una citazione di Konrad Reiser, all’epoca segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), che nel 1997 in occasione dell’anno ecumenico di solidarietà delle chiese con gli sradicati affermava: “Noi lanciamo una sfida alle chiese di tutto il mondo a riscoprire la propria identità, integrità e vocazione, come chiese dello straniero. Il servizio agli sradicati è stato sempre considerato diaconia, sebbene in maniera periferica nella vita di molte chiese. Ma noi affermiamo che è anche una questione ecclesiale. Noi siamo Chiesa dello straniero, la Chiesa di Gesù Cristo, lo straniero”.

Il testo completo della lettera di Arcidiacono alle chiese dell’UCEBI è stato pubblicato da Riforma.it, il quotidiano online delle chiese battiste. metodiste e valdesi.