Fede nella resistenza

Da domani nelle sale uruguayane il documentario che racconta il dialogo tra i movimenti politici, sociali e religiosi negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta

È stato presentato il 30 agosto, a Montevideo, nella Sala Zitarrosa il documentario “Fe en la Resistencia” (Fede nella resistenza), un lavoro che raccoglie e celebra le memorie di coloro che negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, in Uruguay e in America Latina, hanno vissuto un periodo importante di dialogo tra i movimenti sociali, politici e religiosi oltrepassando le barriere religiose e politiche e avendo a cuore la libertà e la dignità umana.

“Questo documentario rappresenta un modo per esprimere gratitudine all’eredità ecumenica e all’impegno per i diritti umani di quelli che ci hanno preceduto. È quello il patrimonio che abbiamo voluto onorare con questo lavoro”, ha detto Nicolás Iglesias Schneider, regista del documentario e membro della chiesa metodista in Uruguay.

Il lungometraggio è frutto un’indagine sugli archivi originali e inediti di quel tempo e fornisce un nuovo sguardo sugli avvenimenti di quel periodo, narrati attraverso le voci di persone e gruppi che hanno vissuto in prima fila quelle situazioni, al di là del classico approccio dicotomico.

Le storie in questo documentario attraversano questioni cruciali nel contesto degli anni ’60 come il dialogo cristiano marxista, la legittimità dell’uso di armi e la teologia della nonviolenza, l’educazione popolare, il Concilio Vaticano II, tra gli altri eventi. E raccontano anche le esperienze di repressione e carcere vissute da molti pastori e sacerdoti che condividevano un ecumenismo impegnato nelle lotte sociali del loro tempo.

“Abbiamo voluto raccontare il clima di fermento culturale di quegli anni attraverso interviste a protagonisti di quel periodo, alcuni ancora vivi e altri che non ci sono più. Il gruppo che ha lavorato a questo progetto è interdisciplinare: hanno partecipato politologi, storici e teologi con un approccio inusuale che è stato quello di combinare la religione con la politica”.

Il documentario mostra come prigione, esilio, controllo e repressione hanno raggiunto i militanti politici, sociali e religiosi senza distinzione, in una condivisione di spazi sociali, ma anche di spazi di fede, di resistenza pacifica, di digiuno e di celebrazioni religiose che consentivano l’incontro e la speranza.

“Crediamo che le testimonianze in prima persona, legate alla memoria più ampia del paese e della regione, contribuiscono alle storie attuali di resistenza, liberazione e solidarietà – ha detto Iglesias –  e intessono diversi piani della spiritualità aprendo nuove visioni”.

Il documentario sarà proiettato nelle sale uruguayane dal 6 settembre; sarà poi programmato un tour in America latina e alcuni paesi europei nel 2019.