Roma (NEV), 4 febbraio 2019 – Si chiude oggi la Global conference of human fraternity, conferenza interreligiosa internazionale ad Abu-Dhabi, negli Emirati arabi uniti. Organizzata dal Consiglio musulmano degli anziani nell’ambito dell’Anno internazionale della Moderazione, ha visto la partecipazione di autorità religiose da tutto il mondo, fra cui il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) Olav Fykse Tveit.
Le religioni devono essere “l’antidoto all’odio e in particolar modo al flagello del razzismo – ha dichiarato Tveit –. L’influenza malvagia del razzismo nel mondo di oggi ci sfida, qualunque sia la nostra fede, a mettere in pratica l’insegnamento d’amore ricevuto: quello di amare tutte le nostre sorelle e fratelli umani e di cercare, per loro, la giustizia e la pace”. Tveit ha inoltre citato i genocidi del XX secolo mettendo in guardia dal pericolo di un ritorno dell’odio e ha rimarcato il valore della diversità, importante “per la promozione della libertà di religione e di credo, per le azioni di solidarietà, da applicare anche tra le diverse comunità religiose. Serve una nuova narrazione comunitaria e un nuovo ‘patto sociale’; anche in Medio Oriente, culla delle nostre tre religioni abramitiche. Sappiamo che le convinzioni religiose possono motivare forti emozioni, tra queste anche l’aggressività, l’odio, persino la violenza verso gli altri – ha concluso –. È dunque una nostra responsabilità riflettere, diffondere, proprio come uno specchio quando riflette la luce, l’amore di Dio per l’umanità”.

Al meeting interreligioso sono intervenute autorità cristiane ortodosse, orientali e protestanti, fra cui papa Francesco (primo pontefice a recarsi nella penisola araba) e il Grand Imam di Al Azhar Al Tayyeb, il Ministro della Tolleranza degli Emirati arabi uniti Sheikh Nahyan bin Mubarak Al Nahyan, il rabbino capo di Polonia Michael Schudriche e delegazioni islamiche da Ucraina, Algeria, Libano, Mauritania, Tunisia, Azerbaijan, Kazakhstan, Malesia, Indonesia, Bosnia, Albania, Kosovo, Croazia, Russia, India e Pakistan. Dall’Italia il rappresentante musulmano è stato il presidente della Comunità religiosa islamica italiana (COREIS), Imam Yahya Pallavicini.
Definito come un evento storico, che per la prima volta ha riunito così tante personalità religiose nel mondo arabo, la conferenza conta decine di workshop e relatori di religioni diverse, 500 partecipanti e numerosi temi trattati: principi di fraternità umana, nozione di cittadinanza, lotta all’estremismo, promozione del dialogo, difesa dei diritti degli oppressi e dei perseguitati, questioni morali e religiose, individualismo e materialismo, fanatismo religioso ed etnico, pace globale, responsabilità delle organizzazioni internazionali, umanitarie, delle istituzioni educative, culturali e dei media nella costruzione e diffusione della fratellanza, ruolo dei giovani.
We are one human family in only one world. “Human fraternity” is a reality but also a matter of faith. We have to prove what it means in practical terms, fighting all forms of racism and exclusion together as peoples of faith. Abu Dahbi today. https://t.co/JSLSqPKcnf
— Olav Fykse Tveit (@OlavTveit) February 3, 2019
#WCC general secretary Rev. Dr @OlavTveit meets with Dr Ahmad At-Tayyeb, Grand Imam of #AlAzhar, at Global Conference on @HumanFraternity organized by #MuslimCouncilofElders. https://t.co/GXkhS0Gl89 pic.twitter.com/f1yzyrLRip
— World Council of Churches (WCC) (@Oikoumene) February 4, 2019