Luterani mondiali in Angola. La formica con il coraggio da leone

Il reportage di Ophélie Schnoebelen, addetta al supporto per i programmi su diritti umani e empowerment del dipartimento World service della Federazione luterana mondiale (FLM)

Foto FLM - Ophélie Schnoebelen

Roma (NEV), 19 febbraio 2019 –

“Sono una donna rurale, sono acqua per la mia famiglia.
Con il mio lavoro inosservato, innaffio i fiori della mia casa e della mia comunità.
Sono essenziale per lo sviluppo della vita, in tutte le sue dimensioni.
Merito il rispetto dell’umanità”.

“Sono un contadino, re della terra.
Io sono quello che molti disprezzano
senza rendersi conto che, alla fine,
dipendono da me, perché senza il mio lavoro
nessun essere umano sopravvivrebbe”.

Queste parole sono state raccolte in Angola da Ophélie Schnoebelen, addetta al supporto per i programmi e seminari su diritti umani e empowerment del dipartimento World service della Federazione luterana mondiale (FLM). Chinganga Moisés è uno dei circa trenta villaggi della provincia dove la FLM supporta le comunità nel loro accesso alla terra e nella sicurezza alimentare attraverso seminari e progetti, mettendo al centro del suo impegno umanitario non solo il miglioramento dei mezzi di sostentamento, ma la dignità umana e la promozione del ruolo femminile nei processi decisionali.

Schnoebelen ha condotto workshop di espressione creativa dedicati a donne e uomini: “È un potente strumento di supporto psicosociale, un’esperienza che mette in evidenza il potere curativo e trasformante delle parole” racconta nel reportage pubblicato sul sito FLM l’operatrice, che attraverso la narrazione e la scrittura fa emergere a livello individuale e collettivo l’autopercezione, l’autostima, ruoli sociali e reciproco riconoscimento. “Cosa li ha ispirati? Una piccola frase, fra tante: sono una formica con il coraggio di un leone – continua la donna -. C’è qualcosa di profondamente commovente nell’essere qui in questo remoto villaggio angolano che abbiamo raggiunto dopo ore di strade di polvere rossa. Vedendo questi uomini e donne in piedi esprimere il loro importante ruolo, al di là della povertà apparente, le loro parole restituiscono tutta la loro regalità di persone”.

Nel seminario con le donne, l’invito è stato quello di parlare della loro importanza nella comunità. Disposte in cerchio, con al centro i prodotti della terra, le donne a turno si sono alzate in piedi e hanno parlato della loro quotidianità: “Mi alzo all’alba, cucino, vado nei campi, raccolgo manioca …”. Più difficile è stato riconoscere a se stesse le proprie qualità, che sono state nominate e condivise come un dono di parole: generosità, per la donna che accoglie e dona cibo; onestà e ascolto per la donna che amministra le finanze della chiesa; amore materno e protezione per l’anziana che si prende cura dei bambini quando le più giovani sono nel campo; tenerezza per le ostetriche; resistenza, coraggio, pazienza e nutrimento per le contadine.

Foto FLM – Ophélie Schnoebelen

Altre parole e poesie emergono dal racconto nel seminario degli uomini: “Io sono il fabbro, sono il re della ruota che produce coltelli e machete. Senza un coltello, nessuno può mangiare carne. Sono il re del campo, se non faccio il machete, il contadino non può lavorare”. Prendono la parola il medico tradizionale, il falegname, l’insegnante, il musicista, il leader della comunità, il raccoglitore di miele e il coltivatore di pomodori, il sarto e l’attivista. “Tra loro c’è un vecchio, con il volto profondamente segnato dalla vita. Da questa mattina tesse senza sosta un grande cesto intrecciato con motivi regolari – scrive Schnoebelen -. ‘Sono l’uomo della bellezza, colui che crea la bellezza nel villaggio’, dice. E infine, l’attivista, che sensibilizza gli abitanti del villaggio sugli aspetti igienici. ‘Sono un medico che previene le malattie, sono l’incendio che come un fulmine illumina il villaggio. Nella lingua locale Tchokwe riconosco la parola ‘pwanga’, che vuol dire ‘luce’. L’ho sentita altre volte quando abbiamo condiviso esperienze di empowerment e conoscenza dei loro diritti. ‘Eravamo al buio e ora siamo nella luce’”.