“Dio esiste, e il suo nome è Petrunya”

Una "moderna parabola" su una giovane donna macedone che infrange le tradizioni ecclesiastiche e patriarcali ha vinto il premio della giuria ecumenica al Festival internazionale del cinema di Berlino 2019

Roma (NEV), 21 febbraio 2019 – Diretto da Teona Struga Mitevska, Dio esiste, e il suo nome è Petrunya (Gospod postoi, imeto i ‘e Petrunija) ha vinto il premio per il miglior film “per il suo audace ritratto della trasformazione di una giovane donna priva di potere in una dichiarata sostenitrice dei diritti delle donne”, ha detto la giuria ecumenica della 69ª edizione del Festival del cinema di Berlino in un comunicato stampa.

La giuria ecumenica, nominata da INTERFILM e SIGNIS, con il supporto dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (WACC), assegna i premi nelle sezioni Competition, Forum e Panorama della Berlinale.

Dio esiste, e il suo nome è Petrunya racconta la storia di Petrunya, una giovane donna scoraggiata che vive con i suoi genitori mentre lotta per trovare un impiego. La donna provoca il furore della sua comunità dopo essersi unita spontaneamente a un rito dell’Epifania della Chiesa ortodossa per soli uomini che si sfidano nel prendere una croce lanciata nel fiume da un prete. Petrunya afferra la croce e non vuole lasciarla nonostante la rabbia crescente dalla folla che insiste sul fatto che le donne non sono autorizzate a partecipare al rito tradizionale. L’incidente scatena un dibattito sul cambiamento, le convenzioni, i privilegi maschili e il ruolo di una donna nella società macedone.

La giuria ha anche premiato Buoyancy, del regista australiano Rodd Rathjen, nella sezione Panorama:

“il film è un’inchiesta sulla schiavitù dei nostri giorni e un racconto di formazione unico e straziante”, ha detto la giuria. “Il film d’esordio di Rodd Rathjen, di fattura squisita, segue un contadino quattordicenne cambogiano mentre scappa per sfuggire alla povertà della sua famiglia ma viene schiavizzato a bordo di un peschereccio thailandese. Squallore e crudeltà minacciano di schiacciare il suo spirito, eppure trova il coraggio di preservare se stesso per spezzare le catene”.

Nella sezione Forum, la giuria ecumenica ha assegnato il premio a Erde (Terra), del cineasta documentarista austriaco Nikolaus Geyrhalter, “per la sua rappresentazione della devastazione del nostro pianeta da parte degli esseri umani – una preoccupazione urgente dei nostri giorni”. Il lamento per la Madre Terra, pronunciato da una donna indigena del Canada alla fine del film, è “un invito a riflettere sulle nostre responsabilità”, ha affermato la giuria.

È stato anche assegnato, nella voce Panorama, un encomio a Midnight Traveller. Diretto dal regista afghano Hassan Fazili, è stato citato per la sua “singolare rappresentazione dell’esperienza dei rifugiati”. Il film racconta – attraverso le riprese di tre telefoni cellulari – come Fazili, sua moglie e due giovani figlie sono costretti a fuggire dall’Afghanistan dopo che i talebani hanno messo un taglia sulla sua testa.