HIV/AIDS. Chiese e istituzioni a confronto

Un seminario organizzato da UNAIDS, CEC e Commissione internazionale per le migrazioni cattoliche ha discusso del ruolo delle organizzazioni di fede nella lotta all’AIDS

Foto di Albin Hillert/WCC

Roma (NEV), 22 febbraio 2019 – Il 20-21 febbraio, Programma delle Nazioni Unite per l’AIDS/HIV (UNAIDS), il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e la Commissione internazionale per le migrazioni cattoliche hanno ospitato un seminario sul tema dell’HIV tra migranti e rifugiati. L’obiettivo del workshop era di identificare una roadmap per rafforzare l’impegno delle organizzazioni religiose in collaborazione con altri settori.

Il segretario generale del CEC, Olav Fykse Tveit, ha aperto il seminario, sottolineando come “i migranti sono spesso percepiti come portatori di malattie, mentre la verità è che sono vittime di negligenza e indifferenza durante il viaggio verso e/o il paese ospitante”. Il segretario generale del CEC ha anche ricordato che “le organizzazioni religiose hanno svolto un ruolo fondamentale nel rispondere all’HIV dall’inizio dell’epidemia di AIDS più di 35 anni fa”. All’apertura dei lavori del seminario hanno partecipato anche Tim Martineau, vicedirettore esecutivo di UNAIDS, Wangari Tharao, rappresentante della delegazione delle ONG nel Consiglio di coordinamento del programma UNAIDS, Michael P. Grillo, direttore del programma di prevenzione Hiv/Aids; tutti hanno ricordato l’importanza che la religione gioca tra le popolazioni migranti e come questa possa influire nelle quotidiane decisioni che riguardano la salute.

Nel corso del seminario sono stati affrontati i temi dei miti e della mistificazione che circondano le malattie trasmissibili come l’HIV, e come queste credenze si innestano in un mondo in movimento. D’altra parte è stato sottolineato come essere un migrante può effettivamente mettere una persona a più alto rischio di vulnerabilità all’HIV, poiché spesso si è esposti a condizioni di vita e di lavoro carenti, esclusione sociale, sfruttamento lavorativo, abuso e violenza, compresa la violenza sessuale; i complessi ostacoli che affliggono i rifugiati e i migranti comprendono anche la mancanza di accesso ai servizi di assistenza sanitaria e alla protezione sociale.

Michel Sidibé, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’AIDS/HIV (UNAIDS) ha focalizzato la sua attenzione sulla situazione geopolitica e sul ruolo delle organizzazioni di fede in un mondo in movimento: “Viviamo in un mondo in rapida evoluzione e imprevedibile”, ha detto Sidibé. “Dal mio paese, dal Mali, all’Europa orientale, al Sud America, il diritto alla salute e il diritto all’educazione non vengono mantenuti in contesti colpiti da conflitti”. Mentre sempre più persone sono in movimento, le organizzazioni religiose sono fondamentali per garantire alle persone l’accesso all’assistenza sanitaria, ha detto Sidibé.

Il workshop su “HIV tra migranti e rifugiati” è stato organizzato da UNAIDS, dalla Commissione internazionale per la migrazione cattolica, dal President’s Emergency Plan for AIDS Relief (PEPFAR) e dal CEC, in collaborazione con la Comunione anglicana, l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (IOM), l’ L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati  (UNHCR), l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e la delegazione delle ONG al Consiglio di coordinamento del programma UNAIDS.