#disarmo. L’ecumenismo e l’impegno sociale per la pace

La Tavola rotonda “Le Chiese, le associazioni e gli armamenti: l’ecumenismo e l’impegno sociale per la pace”

Roma (NEV), 1 marzo 2019 – “Come Commissione globalizzazione e ambiente ci occupiamo di giustizia economica e giustizia climatica. In ambito protestante non possiamo non partire dal fatto che in questo momento è in atto una guerra per l’accaparramento delle risorse del pianeta e lo svuotamento delle democrazie”. Così Antonella Visintin, coordinatrice della Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) durante la Tavola rotonda “Le Chiese, le associazioni e gli armamenti: l’ecumenismo e l’impegno sociale per la pace”, la prima delle quattro previste nel convegno “Produzioni e commercio di armamenti: le nostre responsabilità” in corso oggi alla Camera. Visintin ha ripercorso la posizione storica delle chiese cristiane su questi temi anche in relazione al lavoro congiunto con le organizzazioni internazionali: noi siamo dei lillipuziani e seminiamo sia sui territori con le nostre chiese, sia nelle grandi organizzazioni internazionali con i nostri organismi di rappresentanza. Non possiamo dimenticare che le guerre in atto in questo momento continuano a muoversi lungo le direttrici della storia coloniale di ciascun paese e i suoi bisogni energetici. I grandi organismi ecumenici hanno trattato il tema delle guerre nel più generale attacco ai diritti. Per noi cristiani i diritti sono legati alla fede e tutti devono potervi accedere. Ricordiamoci che non smontiamo le guerre senza disinnescare le loro ragioni, dobbiamo decostruire quindi le motivazioni di queste guerre”.

Per la Chiesa cattolica è intervenuto don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI. “Disarmare i cuori e gli arsenali – ha detto – è la condizione essenziale per la pace. La produzione e commercio di armi scatenano un circolo vizioso che mina le democrazia, a questa folle corsa non c’è ragione. A quando il fine corsa?”. Franco Uda dell’ARCI ha ricordato l’impegno dei comuni italiani, a partire da quello di Assisi, con le mozioni approvate da alcuni consigli comunali sulla guerra in Yemen. Allo stesso modo ha messo in risalto l’impegno e l’azione del movimento pacifista, delle conoscenze e le competenze accumulate da questo negli anni e della controrappresentazione della realtà che i pacifisti esprimono.

Luigi Barbato dell’Istituto di ricerche internazionali archivio disarmo (IRIAD) ha espresso la sua preoccupazione per la situazione e gli equilibri mondiali sul tema delle armi e il risorgere dei conflitti, anche tra paesi che hanno armamenti nucleari. Barbato ha anche ricordato la questione degli F35 e la discrasia tra politica ed etica.

Aurora Nicosia, direttore del mensile “Città Nuova”, ha coordinato i lavori.