#CSW63. ONU e chiese: sono le donne il sesso forte?

È in corso a New York, negli Stati Uniti, la 63^ sessione della Commissione ONU sulla condizione femminile (CSW). Fra i partecipanti, numerose rappresentanze politiche, religiose ed ecumeniche. Emerge un quadro frammentato, fra stereotipi, diritti acquisiti e diritti a rischio

Roma (NEV) 14 marzo 2019 – Si chiude il 22 marzo presso la sede ONU a New York, negli Stati Uniti, la 63^ sessione della Commissione sulla condizione femminile (CSW). Centinaia di eventi, incontri, conferenze, che vedono partecipanti da tutto il mondo, fra cui numerose rappresentanze politiche, religiose ed ecumeniche come il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), la Federazione luterana mondiale (FLM), il movimento Side by Side e le Donne ecumeniche presso le Nazioni Unite (Ecumenical Women at the United Nations), che raccoglie diverse denominazioni (anglicane, presbiteriane, episcopaliane, luterane, metodiste, Esercito della Salvezza).

Si tratta di un evento globale, che quest’anno si concentra sullo status dei diritti e dell’emancipazione ovunque nel mondo e ha per titolo “Sistemi di protezione sociale, accesso a servizi e infrastrutture sostenibili per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne e delle ragazze”.

Foto UN Women / Ryan Brown

Fra i temi, lo status delle donne a livello mondiale dal punto di vista sociale, economico, della rappresentanza, dei diritti, della salute, del lavoro, della conciliazione. “Donne e ragazze si sentono al sicuro camminando nei mercati e nei parchi?” domandano gli organizzatori, ponendo sul tavolo anche le questioni dell’accesso all’acqua pulita, a centri di salute pubblica, ai servizi di assistenza all’infanzia, alla previdenza e alle pensioni, a rifugi sicuri per le sopravvissute ad abusi domestici.

Emerge un quadro frammentato, fra stereotipi, diritti acquisiti e diritti a rischio. António Manuel de Oliveira Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, nell’aprire i lavori ha detto: “Le donne devono poter partecipare in modo equo a tutti gli aspetti della società. Così costruiremo un mondo migliore per tutti – e ha aggiunto –. Sono orgoglioso di essere un femminista. In tutto il mondo c’è un arretramento nei diritti delle donne. Dobbiamo invertire questo fenomeno e continuare a spingere in avanti per l’uguaglianza di genere e l’empowerment economico delle donne”.

Se, da una parte, il percorso delle donne è a ostacoli, per il perdurare di una visione che le immagina uniche depositarie della cura, dei lavori domestici, dell’accudimento dall’infanzia alla vecchiaia, della prestazione sessuale a pagamento e di quella riproduttiva non retribuita, la resilienza delle donne e le nuove mobilitazioni globali, sia in ambito istituzionale sia nei movimenti dal basso, sembrano suggerire che il sesso “debole” sia altrove e che la conciliazione vita-lavoro sia una questione, anche, maschile.

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