Brasile. Un’attivista evangelica costretta a lasciare il paese

Camila Mantovani ha spiegato la sua decisione in un post sui social network e ha raccontato di essere nel mirino dei fondamentalisti

Roma (NEV), 29 aprile 2019 – La giovane attivista evangelica per i diritti umani Camila Mantovani da Silva ha annunciato venerdì scorso (26), attraverso il suo account Facebook, che lascerà il paese a causa delle ripetute minacce che le sono state rivolte.

Mantovani da Silva lavora da anni fornendo solidarietà e sostegno pastorale alle donne evangeliche vittime di violenza domestica, e difendendo la depenalizzazione dell’aborto.

“Chi difende la laicità dello stato è massacrato da uno Stato che non è laico. Ho perso il diritto di vivere con la mia famiglia e i miei amici, di svolgere il mio lavoro qui”, ha spiegato la giovane donna su Facebook. “Ho perso questo diritto, perché il fondamentalismo che governa oggi il Brasile uccide qualsiasi profeta che denuncia i peccati dei grandi leader. Ho perso i miei diritti perchè il Brasile governato da un evangelico è un Brasile contro i poveri, contro i diritti, contro il pluralismo, che è così importante per garantire la democrazia! Sto lasciando il paese dopo aver esaurito tutte le mie possibilità di rimanere qui e di rimanere in vita. Ho combattuto quanto più potevo, ma sono giunta al limite”, ha concluso.

 

Il Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane del Brasile (CONIC) e il Forum ecumenico ACT Brasile (FEACT) hanno espresso solidarietà a Camila Mantovani da Silva e alla sua famiglia.

“Il lavoro di Camila è quello di fornire solidarietà e sostegno pastorale delle donne evangeliche che subiscono violenza domestica e non riescono a rompere questo ciclo, perché sono guidate da leader religiosi che proclamano che la donna cristiana deve essere sottomessa al marito – si legge nel comunicato di CONIC e FEACT -. All’inizio, il compito di Camila ha provocato la rabbia dei leader religiosi evangelici fondamentalisti. Oggi la rabbia è diventata odio. Le minacce sono diventate serie. La sua casa e i suoi parenti sono stati sottoposti a sorveglianza e Camila è rimasta senza un posto fisso in cui vivere. È stata costretta a cambiare la sua quotidianità. La gravità delle minacce la costringe a lasciare il paese”.

CONIC e FEACT hanno anche denunciato che altri evangelici, impegnati in movimenti per la promozione e la difesa dei diritti umani, stanno subendo minacce simili.

“La persecuzione subita da queste persone è una conseguenza della strumentalizzazione della fede cristiana per legittimare pratiche di violenza e discorsi di odio. La fede cristiana non può essere manipolata per soggiogare la gente, né per dominare i territori, imponendo la paura alle persone. La fede cristiana non può essere associata alle armi e al crimine organizzato. La fede evangelica non è violenza. Non si basa sull’esclusivismo o sull’autoritarismo. È guidata dalla grazia amorevole di Dio e dalla libertà. Questa è la testimonianza delle molte tradizioni evangeliche nel paese. Non accetteremo che la nostra tradizione di fede sia strumentata alla promozione dell’odio, del razzismo, del sessismo e di altre forme di dominio e violenza” concludono CONIC e FEACT.