Fermare la produzione italiana di bombe che uccidono i civili in Yemen

Nuova richiesta al Governo italiano di bloccare tutte le forniture di armamenti a Paesi in conflitto e dove si verificano gravi violazioni dei diritti umani

Foto tratta da Riforma.it

Roma (NEV), 29 maggio 2019 – La Commissione Globalizzazione e ambiente delle Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) guarda con attenzione alla situazione in Yemen e alla posizione della RWM Italia S.p.A., fabbrica che esporta armi verso l’Arabia Saudita, paese che guida la coalizione che sta intervenendo militarmente e con bombardamenti in Yemen.

Nella giornata di ieri Fondazione Finanza Etica, con la quale la GLAM ha condiviso l’organizzazione del convegno su “Produzione e commercio di armamenti: le nostre responsabilità” che si è svolto a Roma il 1 marzo scorso, è intervenuta – insieme alle Rete Italiana per il Disarmo e alla rete europea di investitori istituzionali SfC-Shareholders for Change, che rappresenta investimenti per un totale di circa 140 miliardi di euro – come azionista critico all’assemblea generale di Rheinmetall per chiedere chiarimenti sulla controllata RWM Italia S.p.A. e le sue attività di esportazione verso l’Arabia Saudita.

In Sardegna RWM Italia S.p.A. è accusata da associazioni e comitati locali ambientalisti e pacifisti di aver violato numerose leggi e norme dello Stato Italiano e della Regione Sardegna, nell’ambito della procedura per l’ampliamento dello stabilimento di Domusnovas-Iglesias. Per questo dovrà comparire a giustificare il proprio operato nell’udienza del TAR Sardegna fissata per il 19 giugno 2019.

Gli azionisti critici hanno evidenziato inoltre come il Governo tedesco abbia deciso, nell’ottobre 2018, una sospensione di sei mesi (poi prorogata per ulteriori sei) di tutte le forniture militari all’Arabia Saudita mentre il Governo italiano continua a consentire che gli ordigni prodotti in Sardegna – grazie a centinaia di milioni di euro di autorizzazioni rilasciate – siano utilizzati nel conflitto Yemenita.

Antonella Visintin, coordinatrice della GLAM, ha ricordato che il documento finale del convegno del 1° marzo sottolineava “le responsabilità e il ruolo che l’Italia svolge nel contesto internazionale, i principi contenuti nella nostra Costituzione, le convenzioni internazionali, i divieti espressi nella legge 185 del 1990, i criteri della Posizione Comune UE e del Trattato internazionale sulle armi (ATT). Sulla base di tutti questi principi non possiamo che rinnovare con forza al Governo italiano la richiesta di bloccare tutte le forniture di armamenti a Paesi in conflitto e dove si verificano gravi violazioni dei diritti umani. Lo facciamo con particolare attenzione alla situazione dello Yemen, la più grande tragedia umanitaria contemporanea, come indicato nel “Rapporto finale del gruppo di esperti sullo Yemen” del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e in una Risoluzione del Parlamento Europeo”.