#StopTheBans. Stati Uniti, continua protesta su diritto di aborto

La Chiesa unita di Cristo (UCC) si mobilita per la salute riproduttiva, l’accesso all'interruzione di gravidanza, l’educazione sessuale e il controllo delle nascite

Roma (NEV), 30 maggio 2019 – Dopo l’approvazione della legge che vieta l’aborto in Alabama, anche se in seguito a stupro o incesto, si sono moltiplicate le proteste in tutti gli Stati Uniti. La mobilitazione #StopTheBans riguarda associazioni e organizzazioni laiche e religiose, fra cui la Chiesa unita di Cristo (UCC) che ha preso posizione sul tema. Una “Posizione religiosa a favore della scelta”, non nuova per l’UCC, ma “urgente come sempre”, come si legge sul loro sito.

“Molti cristiani hanno a lungo sostenuto la giustizia riproduttiva e il diritto di scelta per le donne” si legge ancora nell’articolo, che cita i raduni di Stop the Bans del 21 maggio a Washington, St.Louis e in altri stati che hanno approvato o stanno prendendo in considerazione nuove leggi che limitano o eliminano il diritto all’aborto.

L’impegno dell’UCC in favore dei diritti delle donne è di lunga data. “La questione è il controllo sui corpi delle donne e l’erosione della loro autodeterminazione e autonomia”, ha detto Sandy Sorensen, direttore del Capitol Hill Office dell’UCC, prima di partecipare a una manifestazione fuori dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. “Continueremo ad affermare il mandato morale e l’autonomia che Dio ha dato alle donne. Non torneremo indietro”.

Sorensen ha denunciato attacchi contro l’accesso alla salute riproduttiva e alle cure, anomalie nelle nomine giudiziarie e nei tagli ai finanziamenti per le organizzazioni internazionali di pianificazione familiare e assistenza ai servizi di aborto, tagli avvenuti “nonostante il fatto che quando le donne hanno accesso a tutta la gamma di cure per la salute riproduttiva, hanno il potere, e quando le donne hanno il potere, le famiglie e le comunità prosperano”.

La pastora Traci Blackmon ha dichiarato che “L’UCC è per l’integrità fisica e per il diritto di ogni donna di scegliere, per l’autonomia personale e l’autodeterminazione sul nostro stesso corpo. Questo fondamento si trova nelle nostre sacre scritture e in seno alla Dichiarazione universale dei diritti umani. Dichiariamo che la violazione del diritto di scelta della donna è un atto di violenza di genere e non resteremo in silenzio”.

Blackmon, che è anche infermiera e ex membro del consiglio di Planned Parenthood, ha detto che il Missouri “ha più coraggio a mettere fuori legge il diritto di scelta di una donna che la pena capitale. Viviamo in uno stato che bandisce più prontamente la possibilità di una donna di abortire in modo sicuro anziché vietare responsabilmente le armi d’assalto e legiferare sul controllo delle armi. Viviamo in uno stato che preferirebbe criminalizzare i medici piuttosto che sostenere un salario di sussistenza per le famiglie, di cui sostengono di preoccuparsi così tanto. Voglio essere chiara. Questa lotta non riguarda la vita, ma il controllo. Questo assalto alle donne non interromperà l’aborto, ma ne impedirà l’accesso sicuro”.

Blackmon ha inoltre denunciato che l’accesso all’aborto non sarebbe inibito per le donne che avranno risorse economiche per andarlo a praticare altrove, mentre le donne in difficoltà sceglieranno metodi pericolosi e illegali per porre fine a una gravidanza. “Se vogliamo ridurre gli aborti, iniziamo aumentando l’educazione sessuale, a controllare le nascite e prenderci cura dei servizi per i bambini dopo la nascita”.

Il pastore J. Bennett Guess ha dichiarato: “Come denominazione cristiana impegnata da tempo per l’uguaglianza di genere, la nostra convinzione è che la nostra fede richiede una posizione ferma e inequivocabile a favore della scelta delle donne, che devono avere autonomia sul proprio corpo e sono le uniche a poter agire tutte le decisioni con un impatto diretto sulla propria vita e sul proprio futuro. Sono stato uno dei più accesi sostenitori del linguaggio inclusivo riguardo al divino, in quanto dire che Dio è maschio equivale a dire, poi, che il maschio è Dio, come possiamo vedere osservando come vengono deliberate le leggi dello stato oggi, sfacciatamente, nel nostro paese. Le comunità di fede dovrebbero giocare un ruolo critico nel contestare quella misoginia di vecchia data, radicata nella supremazia maschile e nella teologia oppressiva”.