Anglicani. “Cristo fu torturato a morte dallo Stato”

I rapporti chiesa-stato all’ordine del giorno della consultazione dell’organizzazione missionaria della Chiesa d’Inghilterra

Foto USPG tratta da anglicannews.org

Roma (NEV), 21 giugno 2019 – “Cristo fu torturato a morte dallo Stato per volere di una potente élite religiosa che aveva mobilitato il sostegno popolare”. Queste parole vengono dalla consultazione internazionale della United Society Partners in the Gospel (USPG), organizzazione missionaria della Chiesa d’Inghilterra, riunitasi a Barbados, dal 7 al 14 giugno 2019.

La consultazione, dal titolo “In nome di Dio? Il Vangelo e l’autorità dello Stato” ha prodotto un documento in cui si chiede a tutte le chiese di agire con coscienza umana, preparandosi a “dire la verità al potere”, mettendo in guardia dalla possibilità e dai “pericoli dell’essere cooptati dai governi per profitto materiale o privilegio politico”.

Il comunicato sottolinea il ruolo chiave del discernimento nella vita della chiesa, osservando che c’è un “tempo per il dialogo” e un “tempo per la profezia”; un tempo per le parole e un tempo per il silenzio. Sottolinea inoltre che laddove le chiese si trovano in una posizione di minoranza, vi è un ruolo particolarmente importante per il partenariato ecumenico e interreligioso.

Fra le parole chiave dell’incontro (che avviene su base triennale e ha coinvolto leader provenienti da 17 diverse province anglicane dall’Africa, dall’Asia, dall’America Latina, dai Caraibi e dall’Oceania), umiltà, integrità, indipendenza, ascolto e dialogo profondo tra i membri della famiglia anglicana. La conferenza ha inoltre sottolineato i persistenti retaggi del colonialismo e della schiavitù.

Fra i relatori, anche Kay Sharon McConney, Ministra per l’innovazione, la scienza e la tecnologia delle Barbados e Agnes Abuom, moderatrice del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), nonchè rappresentante della chiesa anglicana del Kenya.

L’amministratore delegato USPG, Duncan Dormor, come rende noto Anglican News, ha dichiarato: “La consultazione si è concentrata sui rapporti tra Chiesa e Stato attraverso la Comunione anglicana. Le esperienze variano molto: possiamo trovare pratiche discriminatorie, oppure tentativi di cooptare l’influenza della chiesa. Per vescovi e arcivescovi è una questione fondamentale, per capire quando e come parlare, quando restare in silenzio”.

Qui di seguito, il documento finale della consultazione.


IN NOME DI DIO? IL VANGELO E L’AUTORITÀ DELLO STATO

Comunicato su Chiesa e Stato della Consultazione internazionale triennale dell’USPG, 7-14 giugno 2019, tenutasi a Barbados su invito della Chiesa provinciale delle Indie Occidentali, con profonda gratitudine all’Arcivescovo della provincia, Howard Gregory e al vescovo di Barbados, Michael Maxwell. L’incontro si è svolto in un contesto di culto e adorazione, con liturgie provenienti da tutta la Comunione e meditazioni bibliche incentrate sul manifesto di Nazareth, Luca 4: 14-21.

La nostra chiamata come cristiani richiede che le chiese agiscano come coscienza dell’umanità; dire la verità al potere e prendere parola contro l’ingiustizia e la corruzione.

  1. Fedeli alle Scritture e alla tradizione, ogni chiesa ha bisogno di comprendere la propria storia, cultura e contesto. Mentre la nostra identità comune è “in Cristo” attraverso il battesimo, gli anglicani sono chiamati a interrogare e impegnarsi in modo critico e creativo insieme alle culture delle persone a cui prestano servizio.
  2. Riconoscendo i pericoli del potere coercitivo, incoraggiamo le chiese ad approfondire il loro apprezzamento per le loro identità culturali, specialmente dove queste sono state violate dalla colonizzazione o dove la chiesa è in minoranza, repressa da una cultura dominante.
  3. Per essere efficaci nella missione e nell’impegno nella società in generale, le chiese e i singoli cristiani devono essere radicati in una comprensione del Vangelo incarnato, fiduciosi in ciò che sono, di cui sono parte e del loro ruolo nella missione di Dio.
  4. Pur riconoscendo l’importanza dei diversi contesti, riconosciamo come anglicani l’importanza di ciò che abbiamo in comune e ci impegniamo a imparare gli uni dagli altri come chiese sorelle.
  5. Tutte le chiese sono chiamate a essere sale e luce, per costruire ampie coalizioni per il bene comune anche in circostanze difficili: a) In quegli stati-nazioni dove le chiese sono in minoranza, la Consultazione rileva la particolare importanza del lavoro ecumenico e in stretta collaborazione con persone di diverse fedi nei rapporti con lo Stato. b) In quegli stati-nazioni in cui le chiese sono in maggioranza, dovrebbero essere particolarmente consapevoli che esse sono a servizio di tutte le persone e devono assicurarsi di non essere cooptate dallo Stato per profitto materiale o privilegio politico. Inoltre, hanno la responsabilità di considerare i diritti e il benessere di altri gruppi religiosi minori.
  6. Il rinnovamento della Chiesa dipende prioritariamente dal coinvolgimento dei giovani.
  7. Come cristiani dovremmo prestare attenzione agli insegnamenti del nostro Signore e al suo esempio nel resistere alle tentazioni nel deserto, per abbracciare il potere terreno. L’autorità spirituale e morale della Chiesa e dei suoi leader si basa interamente sulla loro integrità. È questo che ne garantisce l’indipendenza di parola e azione.
  8. Il discernimento fondato sulla preghiera è compito centrale per la chiesa, in relazione alla vita della nazione. C’è un tempo per il dialogo e un tempo per la profezia; un tempo per parole e azioni e un tempo per il silenzio (Ecclesiaste, 3). Gesù ha insegnato a rendere a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Come naturale conseguenza della loro vocazione, i leader della chiesa hanno un ruolo morale all’interno della società e una responsabilità nel dare voce alle preoccupazioni quando il Vangelo lo chiede.