Roma (NEV), 2 luglio 2019 – Torna alta l’attenzione sul caso di Daphne Caruana Galizia, la giornalista uccisa con un’autobomba il 16 ottobre 2017 a Malta.
Il 26 giugno scorso il Consiglio d’Europa ha approvato con una maggioranza schiacciante (72 favorevoli, 3 astenuti e 18 contrari fra cui Azerbaijan, Ungheria, Turchia, Cipro e Italia) la risoluzione 2293 per assicurare la ricerca di una piena verità sul caso maltese, a partire dalla relazione di Pieter Omtzigt, e intimando al governo di avviare un’inchiesta pubblica indipendente.
Se il governo di Malta non procederà in tal senso, allora sarà violato l’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).
La stampa protestante (Riforma e Agenzia stampa Nev) ha aderito nell’ottobre 2018 a un manifesto-appello per la ricerca dei mandanti dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia. L’appello, presentato da Associazione stampa romana presso la sede della Stampa estera, esortava ad alzare le penne e a scrivere dieci domande pubbliche rivolte al governo di Malta e ai vertici dell’Unione europea: “Cerchiamo la verità, servono azioni concrete anche per i colleghi che si sono esposti indagando”. E proseguiva, “cosa intendono fare i Governi per garantire la libertà di informazione? Come intendono proteggere i colleghi minacciati a rischio in Europa?”.
Alla conferenza stampa era presente la promotrice, la giornalista Rai Maria Grazia Mazzola, evangelica, che con i suoi servizi incalza da tempo i Governi non solo di Malta e della Slovacchia denunciando come non abbiano garantito la libertà di informazione e come non abbiano protetto i colleghi Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak, isolati e lasciati soli davanti alle minacce.