Facoltà teologiche dei Paesi latini si interrogano su ruolo teologia

“Globalizzazione culturale e comunità immaginate” è il titolo dell’incontro biennale appena conclusosi a Montpellier. Un approfondimento della pastora Elisabetta Ribet

Roma (NEV/Riforma.it), 5 luglio 2019 – Si è tenuto dal 27 al 29 giugno in Francia, presso l’Institut Protestant de Théologie di Montpellier, l’incontro biennale delle Facoltà teologiche dei Paesi latini organizzato dalla Conferenza delle chiese protestanti dei Paesi latini d’Europa (CEPPLE). Titolo di quest’anno, “Globalizzazione culturale e comunità immaginate”. Hanno partecipato delegati da Strasburgo, Losanna, Ginevra, Parigi, Montpellier, Roma, Bruxelles e Madrid.

Molte le domande a cui i partecipanti hanno cercato di rispondere, come racconta la pastora e ricercatrice Elisabetta Ribet su Riforma.it: “Qual è la vocazione degli istituti specializzati nell’insegnamento della teologia? Su quali problematiche di fondo dello studio accademico è necessario proporre riflessioni condivise? Disponiamo di metodologie di lavoro condivisibili e applicabili? Quali parti delle relazioni tra gli atenei e altre reti sono a disposizione, e da rafforzare?”.

I delegati hanno riflettuto insieme, fra l’altro, sull’importanza della consapevolezza storica, sulla sfida del dialogo interculturale nel contesto dell’insegnamento della teologia, sul valore della dimensione interdisciplinare, in particolare dell’apporto della sociologia allo studio delle religioni e dei fondamenti delle diverse fedi, sulle metodologie didattiche. Obiettivo dell’incontro, provare a colmare “quel décalage, quella sensazione concreta di ‘distanza’ tra teologia accademica e vita reale delle persone credenti e in ricerca di fede”, continua Ribet nel suo resoconto, dove pone altre questioni: “Su che basi costruire un discorso teologico che sia al tempo stesso ‘scientifico’ e ‘vivente’? Quale impatto ha la teologia in un mondo sempre più ‘adulto’ e disincantato, che punta all’efficacia delle azioni e sempre meno a porre le questioni di senso? In che modo il cristianesimo cui normalmente si riferiscono le ‘nostre’ chiese può rimanere libero dalle sempre più varie e al tempo stesso radicali forme di letteralismo e di fondamentalismo? In che modo la teologia, soprattutto quella accademica, può contribuire alla costruzione e alla cura della – e delle – comunità di cui è chiamata a far parte?”.

Tra le proposte concrete per il futuro, lo sviluppo di una didattica comune e il coinvolgimento dell’Institut Œcuménique de Théologie “Al Mowafaka”, in Marocco, con il quale le facoltà di Francia collaborano attivamente da tempo.