Cittadinanza per minori stranieri: un diritto che non si può rimandare

Roma (NEV/Diaconia valdese), 3 ottobre 2019 –  La Diaconia valdese (CSD) pubblica un comunicato in occasione dell’anniversario del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, che vide 368 vittime e 20 dispersi in mare a seguito dell’affondamento di un barcone carico di migranti a pochi metri di distanza dal porto dell’isola siciliana.

La CSD prende posizione sul tema dello Ius Culturae, il diritto di cittadinanza per i minori che crescono e si formano in Italia, a seguito del dibattito politico su questo tema riaccesosi proprio in questi giorni.

“In Italia ci sono circa cinquecentomila bambini e adolescenti nati nel nostro Paese che non sono cittadini italiani e ce ne sono altre centinaia di migliaia che sono arrivati in Italia giovanissimi. Frequentano la scuola e si preparano a vivere qui la loro vita, ma, per la loro condizione, non possono viaggiare all’estero come i propri compagni, non possono praticare sport agonistici e la loro permanenza è legata al rinnovo del permesso di soggiorno dei genitori. Sono ragazzi e ragazze che lavoreranno fianco a fianco con i nostri figli e le nostre figlie, che insegneranno, che compreranno casa e costruiranno la loro vita nel nostro Paese, a cui ci affideremo nella nostra vecchiaia, che assumeranno responsabilità nella comunità. Non è giusto dare loro la cittadinanza? Non è più saggio garantire stabilità? Non è questo un modo veramente efficace per garantire la sicurezza nelle nostri città di domani? Se ‘anche il passero si trova una casa e la rondine un nido ove posare i suoi piccini… (Salmo 84.3)’, perché questi ragazzi e queste ragazze devono vivere nell’ansia permanente di essere in un Paese che non li vuole? La Diaconia Valdese, da anni impegnata in diversi progetti di accoglienza, ritiene indispensabile e improcrastinabile una legge per sanare questa situazione. Non costa niente e aiuta noi e loro”.

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