Ecuador. SER sostiene la richiesta dei movimenti sociali e chiede al governo di dialogare

SER, spazio di studio e riflessione a carattere cristiano evangelico, ha diramato un appello al governo per chiedere di interrompere la violenza contro i movimenti sociali ed indigeni ed iniziare un dialogo

Roma (NEV), 10 ottobre 2019 – In risposta alla violenta repressione che si sta realizzando in Ecuador in seguito alla mobilitazione dei movimenti sociali e indigeni scesi in piazza con lo scopo di chiedere l’abrogazione del decreto economico annunciato dal presidente Lenin Moreno la scorsa settimana, SER, uno spazio di studio, riflessione e ricerca, senza scopo di lucro, e a carattere cristiano evangelico che agisce nel paese andino, ha diramato un testo in cui sostiene “la richiesta legittima dei settori sociali che sono particolarmente colpiti dalle misure economiche annunciate il 1 ottobre”, rifiuta “tutte le azioni violente, in particolare quelle del crimine comune e degli agenti di polizia”, chiede di “aprire i canali del dialogo”.

Lo sciopero generale e le manifestazioni sono iniziate dopo l’annuncio del cosiddetto “Paquetazo”, una serie di misure economiche imposte dal governo per ripagare il prestito del Fondo Monetario Internazionale: aumento del prezzo del carburante, più licenziamenti dei dipendenti pubblici, tagli ai diritti dei lavoratori e misure a favore di importatori, esportatori e camere di commercio.

L’aumento del diesel da 1,03 a 2,30 dollari e della benzina extra da 1,85 a 2,39 dollari avranno un grande impatto sull’economia popolare, con aumento dei prezzi dei prodotti di prima necessità e del trasporto pubblico, deteriorando il potere d’acquisto della maggior parte delle famiglie ecuadoriane.

Inoltre il Paquetazo include: un ribasso salariale fino al 20% nei contratti temporanei nel settore pubblico, la riduzione delle ferie da 30 a 15 giorni per i dipendenti pubblici, il contributo di un giorno di stipendio mensile degli impiegati pubblici al Ministero delle Finanze, l’abolizione delle tasse sull’importazione di tecnologia (come telefoni cellulari e computer) e automobili (per un valore inferiore a 32.000 USD).

Da oltre una settimana, gradualmente, sono scese in piazza le organizzazioni sociali e il movimento indigeno. È stato occupato simbolicamente il Parlamento e alcuni edifici delle istituzioni territoriali e i manifestanti hanno chiuso le principali vie di comunicazione e si sono accampati nella capitale chiedendo di aprire un dialogo con il governo. La repressione del governo è stata durissima, con centinaia di arresti e violenze.

“Dov’è Dio quando soffriamo? Perché tacere di fronte all’iniquità? Perché tollerare il male? Perché usi gli ingiusti per punire i giusti?” sono le domande che SER si pone nel testo diffuso ieri. E prosegue: “Oggi siamo molte persone di fede che si pongono le stesse domande davanti agli eventi in essere nel nostro paese da quando le misure economiche di correzione del disavanzo sono state comunicate nella catena nazionale, seguendo le linee guida stabilite dal Fondo monetario internazionale (FMI)”

SER denuncia che le conseguenze di queste politiche ricadono sempre sul popolo e sulle persone più vulnerabili e fa appello affinché “il Signore si manifesti nei cuori di coloro che esercitano il potere” e fermi la repressione.

“Sosteniamo la richiesta legittima dei settori sociali che sono particolarmente colpiti dalle misure economiche; rifiutiamo tutte le azioni violente, in particolare quelle del crimine comune e degli agenti di polizia,; facciamo appello affinché si trovi il modo di aprire i canali del dialogo, garantire la pace sociale e la creazione di condizioni eque per l’intera popolazione; esortiamo il governo a rivolgersi alla popolazione con rispetto e ad abbandonare il suo discorso di intolleranza; chiediamo al governo di abrogare il decreto 883; mettiamo in evidenza l’impegno e il lodevole lavoro dei media alternativi nei social network nel tenere informate le persone rispetto al ruolo di disinformazione e manipolazione dei media mainstream; chiediamo al governo di dialogare, ascoltare e camminare insieme alle organizzazioni sociali” conclude.