Popolo kurdo, chiese cristiane USA: “Per una Siria pacificata e unita”

Preoccupazione delle chiese a seguito del ritiro delle truppe dai territori della Siria nordorientale deciso dal presidente Donald Trump

La homepage del Sinodo evangelico nazionale di Siria e Libano (NESSL)

Roma (NEV), 16 ottobre 2019 – Mentre la guerra in Siria si intensifica, i partner della Chiesa unita di Cristo (UCC) hanno espresso preoccupazione per le persone e le chiese colpite da fuoco incrociato e sgomento per il flusso di violenza in seguito all’improvviso ritiro militare degli Stati Uniti.

“L’ultima invasione della Turchia nei territori siriani a nord-est ha aperto una nuova fase della guerra in Siria” ha detto il pastore Joseph Kassab, segretario generale del Sinodo evangelico nazionale (presbiteriano) di Siria e Libano (NESSL), in un dichiarazione rilasciata il 12 ottobre sul portale Global Ministries, di cui fanno parte sia il NESSL che l’UCC e la Chiesa cristiana dei discepoli di Cristo.

L’attuale avanzamento della Turchia è iniziato il 9 ottobre dopo l’improvvisa decisione del presidente Donald Trump del 7 ottobre di ritirare le truppe dalla Siria nordorientale, dove erano state alleate con i kurdi.

Il ritiro ha suscitato anche le critiche del Consiglio nazionale delle chiese unite di Cristo degli Stati Uniti d’America (NCCCUSA), di cui fanno parte l’UCC e i Discepoli. L’NCCCUSA e il Consiglio delle chiese del Medio Oriente hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: “Siamo preoccupati per l’improvvisa e inadeguata decisione del presidente Trump di ritirare le forze statunitensi, che fungevano da cuscinetto tra i gruppi in guerra e come controllo dell’aggressione turca e russa – scrivono i due consigli -. Chiediamo il ritiro delle forze turche dalla Siria e sforzi diplomatici internazionali immediati per risolvere le crisi di lunga data nella regione. Ciò include gli Stati Uniti, che ora si trovano nel ruolo di contribuire a ciò che molti di noi temono sia un imminente genocidio dei kurdi e un potenziale rigurgito del terrorismo come sottoprodotto della conseguente destabilizzazione della regione”.

“L’amministrazione americana ha deciso di lasciare il destino dei kurdi nelle mani della Turchia dopo averli usati negli ultimi quattro anni per combattere l’ISIS” ha detto Kassab, riferendosi al gruppo jihadista sunnita noto anche come Stato islamico. “L’obiettivo dichiarato di questa operazione è di allontanare le milizie kurde anti-turche che disturbano la sicurezza nazionale della Turchia. Il secondo obiettivo è quello di spostare circa 2 milioni di rifugiati siriani dalla Turchia nella safe zone“.

Il NESSL, partner dell’UCC, ha congregazioni in tre città colpite: Kamishly, Hassakeh e Malkieh. Come altri cristiani nella regione, “e come tutti i cristiani in Siria, … non sono armati e non hanno ambizioni politiche se non il loro desiderio di una Siria pacificata, unita per tutti i suoi cittadini”, ha continuato Kassab, secondo il quale i curdi starebbero forzando uomini e giovani, anche cristiani, a “combattere insieme a loro contro i turchi”.

Kassab ha raccontato come i bombardamenti hanno interrotto l’erogazione d’acqua a Hassakeh, provocato la chiusura di scuole e negozi a Kamishly, intensificato la paura a Malkieh, che è più vicina al confine tra Siria e Turchia. La guerra ha fatto salire alle stelle i prezzi di generi alimentari, carburante e altri beni. I residenti sono riluttanti a lasciare le loro case, ha riferito.

“Vi chiediamo di pregare con noi per la pace” ha concluso Kassab e, riferendosi alle comunità nelle zona di guerra, ha detto: “Innalziamoli davanti al Principe della Pace affinché Egli possa donare loro pace nella mente e nell’anima in questa continua agonia”.