Siria. Tavola valdese: “Contro la legge del più forte”

Presa di posizione della Tavola Valdese, organo di governo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, sulla guerra in Siria

Roma (NEV/chiesavaldese.org), 16 ottobre 2019 – A seguito della recente aggressione militare della Repubblica di Turchia alla Siria settentrionale – in particolare, ma non solo, contro il popolo curdo -, la Tavola Valdese ha espresso “profondo cordoglio per le già numerose vittime e apprensione per il rapido estendersi del conflitto in un Paese già brutalizzato da otto anni di guerra”.

Nel rimarcare la sua convinzione che pace e sicurezza stabili possano derivare “solo della paziente tessitura di relazioni basate sulla giustizia, a partire dal riconoscimento di pari dignità, diritti e doveri di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani”, la Tavola valdese reputa tale intervento “non solo contrario a ogni legge di Dio e della Comunità internazionale, ma pure ingiustificabile sulla base di una qualunque ragion di stato”.

Nel comunicato, la Tavola esprime inoltre preoccupazione per la “sempre più pericolosa rassegnazione della Comunità internazionale davanti ai trionfi di un’unica legge, quella del più forte”, chiedendo a tutti i governi, italiano ed europei in primo luogo, di adoperarsi “in modo insistito per la cessazione delle ostilità”.

La Tavola valdese, massimo organo decisionale delle chiese metodiste e valdesi, si associa alla preghiera e agli appelli dei molti credenti – musulmani, cristiani, ebrei e altri – per una pace giusta e invita tutte le nazioni, a partire “dalla nostra Italia e dalla nostra Europa”, a “convertire le loro politiche miopi, concentrate quasi esclusivamente sulla difesa di interessi particolari, in politiche più lungimiranti, quand’anche più costose nel breve periodo”.

L’appello è rivolto a tutte le nazioni e per tutti i conflitti e si conclude con l’invito “a boicottare anziché a foraggiare i regimi più autoritari, discriminatori e aggressivi, in particolare non fornendo più loro armi e disinnescando i loro tentativi di ricatto di riaprire flussi incontrollati di rifugiati e migranti verso il nostro continente nell’unico modo possibile: aprendosi esse stesse all’accoglienza attraverso l’organizzazione di corridoi umanitari”.

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