‘Migranti e religioni’, workshop per affrontare le sfide della convivenza

Nella seconda giornata del convegno quattordici tavoli di lavoro per far incontrare le chiese e il mondo delle migrazioni

Roma (NEV), 19 novembre 2019 – E’ in corso a Roma il convegno “ Migranti e religioni”, promosso, progettato e organizzato dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana, insieme ai rappresentanti delle chiese cristiane in Italia: Amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, Arcidiocesi Ortodossa di Italia e Malta del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, Chiesa Apostolica Armena d’Italia, Chiesa d’Inghilterra, Diocesi Copto Ortodossa di san Giorgio Roma, Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, con la partecipazione della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. 

Nella seconda giornata del convegno i partecipanti stanno affrontando in gruppi di lavoro le varie declinazioni che ruotano intorno al tema centrale delle migrazioni: tredici tavoli di discussione “per conoscere, condividere, approfondire e progettare” le sfide relative alla convivenza e il contributo delle religioni, nelle loro diverse espressioni, a questo tema.

I gruppi di lavoro prendono in esame i diversi ambiti in cui il mondo delle migrazioni e le chiese si incontrano, le esperienze di lavoro già collaudate e quelle da implementare. Dal lavoro in carcere all’accesso alla salute, dall’accoglienza ai luoghi di culto, dall’integrazione al dialogo interreligioso. E ancora il ruolo dei giovani e delle donne.

La presenza evangelica in questi tavoli di discussione punta a raccontare il lavoro di una minoranza che da anni, a vari livelli, si spende sul tema della migrazione.

Nel gruppo di lavoro sulle donne Marisa Tannucci, islamologa e presidente di Life Onlus, ha insistito sulla necessità di un forte cambiamento culturale. e della situazione delle donne migranti che risente della provenienza da società fortemente patriarcali: “ciò rende le donne deboli dal punto di vista economico e psicologico e a questo si aggiunge la discriminazione nelle società in cui vengono accolte. In particolare le donne che mostrano un’appartenenza religioso attraverso il velo sono ancora più isolate”

Gabriela Lio, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia si è soffermata sul tema della violenza contro corpo femminile: “lavoriamo su questo fenomeno con seminari nelle comunità ma anche cercando di avvicinare la questione teologica a questo tema con l’idea di sensibilizzare nelle chiese”. 

Il tema della costruzione dell’accoglienza e dei corridoi umanitari è stato al centro del workshop guidato da Marta Bernardini, operatrice di Mediterranean Hope, programmi rifugiati e migranti della FCEI, e da Daniela Pompei di Sant’Egidio: “i punti di forza e difficoltà del progetto di accoglienza dei corridoi umanitari è stato al centro della discussione ma abbiamo anche voluto analizzare i passi dell’accoglienza ed è emerso l’importanza di fare rete e valorizzare i territori in cui si opera, di coinvolgere le diverse realtà religiose. Ma anche la necessità di essere flessibili, creativi e resilienti di fronte all’imprevedibilità delle storie e dell’accoglienza”.

L’integrazione dei migranti nelle comunità religiose italiane lancia una sfida al nostro paese; questo il focus del gruppo di lavoro che a partire dalla presenza di persone provenienti da diverse nazionalità ha ragionato sulle potenzialità e le criticità poste da questa convivenza. Mirella Manocchio, presidente dell’Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia (OPCEMI) ha guidato il workshop con Stefanie Gabuyo e Paolo Felicolo.

“Il nostro gruppo si è occupato della realtà delle nostre chiese italiane dove vengono accolti fratelli e sorelle provenienti da altri continenti. Nelle chiese protestanti già di lavora da anni su questi temi. Nel nostro gruppo un sacerdote che lavora con la fondazione Migrantes ha raccontato cosa fa la chiesa cattolica su questo versante. Le nostre chiese cristiani si confrontano con il fenomeno migratorio e questo crea commistione ed è una sfida che ci ha posto più domande che risposte” ha detto Manocchio.