Esercito della Salvezza: un ecumenismo sociale senza confini e distinzioni

Roma (NEV), 21 novembre – L’Esercito della Salvezza in Italia (EdS) ha presentato oggi a Roma il suo Rapporto delle attività dal titolo “La nostra comunità non conosce confini”. Il Rapporto è una sorta di “bilancio sociale” che contiene al suo interno sia la descrizione delle iniziative svolte nel 2018 sia la Carta dei servizi attualmente erogati dall’EdS.

Il Tenente Colonnello Massimo Tursi, responsabile del Comando dell’Esercito della Salvezza in Italia e Grecia, ha dichiarato: “L’Esercito della salvezza è parte importante del welfare di questo Paese. Nel Rapporto abbiamo voluto descrivere in modo trasparente l’impegno di oggi e quello del passato. Il nostro lavoro si realizza grazie a ufficiali, operatori, impiegati, volontari, partner istituzionali quali regioni, comuni, municipi, comitati di quartiere, associazioni, cooperative. È una rete necessaria affinché il lavoro non sia isolato, ma abbia un approccio olistico. Non possiamo fare tutto tutti, ma insieme possiamo fare molto”.

Tursi ha sottolineato inoltre che l’EdS si ispira a principi di fede. “Ci hanno definito ‘curatori di anime’, perché ci basiamo su valori di una dimensione ‘altra’. Ma restiamo con i piedi per terra e sempre in movimento. Operiamo insieme alle Chiese sorelle, in ambito protestante, evangelico, ma anche cattolico. Il nostro è un ecumenismo che non ha lo scopo dell’assorbimento, ma è animato dall’amore verso i minimi, gli esclusi e gli emarginati – ha proseguito Tursi -. È un ecumenismo sociale senza confini e senza distinzioni”.

Tursi ha ricordato il plauso per l’impegno salutista con le persone senza fissa dimora recentemente dato da papa Francesco in occasione della visita della delegazione internazionale guidata dal Generale Brian Peddle, Superiore dell’EdS. Tursi ha richiamato inoltre alle criticità di certa burocrazia, che “rischiano di rendere vani molti sforzi”, ringraziando il presidente Sergio Mattarella per essersi a suo tempo schierato contro le “tasse sulla bontà”, che avrebbero colpito ad esempio il patrimonio immobiliare usato per aiutare il prossimo.

L’impegno dell’EdS è quello di continuare a collaborare con tutte le persone e gli enti preposti per trovare “soluzioni sempre migliori ed efficaci – ha concluso Tursi – in ambito sociale, per i singoli individui e in generale per la comunità tutta”.

La giornata è proseguita con l’intervento di Francesca Danese, responsabile comunicazione EdS, che ha illustrato il Rapporto e i servizi, all’insegna del motto “L’amore non conosce confini”. L’EdS gestisce, fra l’altro, lo sportello sociale di assistenza psicologica, legale e medica per senza tetto, donne vittime di tratta, rifugiati, detenuti, vittime di usura, centri culturali per bambini, banco alimentare, soccorso invernale, borse lavoro. Nel 2018 l’EdS Italia ha fornito beni e servizi a oltre 51.000 persone.

Il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), è intervenuto alla presentazione del Rapporto ricordando l’impegno ecumenico dei corridoi umanitari realizzati insieme a Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio, e che vede la collaborazione per l’accoglienza di diversi organismi laici e religiosi fra cui l’EdS. Il pastore Negro ha ricordato il Premio Nansen, uno dei riconoscimenti avuti dal progetto, e ha poi parlato di tutto ciò che ruota intorno all’idea dei passaggi sicuri: evitare i viaggi della morte, il superamento del regolamento di Dublino, il lavoro delle ONG per il soccorso in mare, il supporto medico e umanitario in Libano, i concetti di vulnerabilità e sicurezza reciproca. “L’accoglienza è la parte più difficile – ha detto il presidente della FCEI –. Per questo ringrazio l’Esercito della Salvezza e tutti coloro che collaborano al progetto dei corridoi umanitari insieme a metodisti, valdesi e cattolici”.

“Proponiamo un corridoio umanitario europeo dalla Libia – ha concluso Luca Maria Negro –. Il 10 dicembre presenteremo questa proposta al Parlamento Europeo a Bruxelles, sperando che l’Italia ne sia capofila. I corridoi umanitari sono un modello esportabile, ma non bastano i singoli stati.

Si sono susseguiti numerosi altri interventi, fra cui quello di Roberto Panzarani, presidente del Comitato scientifico del Forum Terzo Settore del Lazio e docente di Innovation management in molti atenei italiani e esteri, che ha descritto come in Italia stiamo scivolando sempre più verso la povertà e il disagio. In un paese dove le pensioni aiutano le reti sociali e aiutano a vivere, “se finiscono i nonni finisce l’Italia – ha ammonito –. Assistiamo alla chiusura di imprese e a cambiamenti sempre meno lineari”. Il Terzo settore può essere trainante, ma serve un “cambiamento economico della società, con una assunzione diversa di responsabilità, per costruire comunità del futuro, che tenga conto anche dei fattori tecnologici – ha detto Panzarani –. Serve un passo avanti materiale e di conoscenza. Viviamo in una solitudine cognitiva in cui certi piccoli imprenditori, artigiani e cittadini non capiscono cosa succede. Servono strumenti di conoscenza e consapevolezza di quei fenomeni, forse definitivi, come l’intelligenza artificiale”. Eppure, ha proseguito lo studioso, non bisogna perdere di vista le relazioni sociali. Di fronte alla veloce trasformazione della realtà serve una “visione sistemica di comprensione complessiva dei fenomeni nei settori marginali, come altrove”. Servono insomma un cambiamento di paradigma economico e un’educazione ai confini, visti non più come qualcosa di rigido, ma di mutevole, con nuovi modelli di impresa attenti alla comunità e al sociale, con intenti più alti, come ad esempio fu per Adriano Olivetti. Ha concluso Panzarani: “Un’energia di solidarietà è importante per sviluppare il tema delle relazioni e della fiducia come discriminanti per la costruzione di una società diversa”.

Hanno portato il loro contributo infine Carla Fermariello, assessora alle Politiche sociali del II Municipio, che ha sottolineato come la povertà non sia una colpa; Marco Olivieri della Cooperativa Le mille e una notte, che ha collaborato a portare in dono biciclette per bambini di famiglie in difficoltà; Sandra Huesca Avila, che ha illustrato l’iniziativa dell’Armadio senza chiavi, un luogo di scambio beni e abiti dedicato soprattutto a donne e mamme; Antonietta Cosentino, con un intervento sull’economia delle aziende no profit e sul welfare generativo dal basso, mettendo in evidenza l’impatto sociale ed economico del Terzo settore, che mette in moto un processo di ricchezza anche per l’indotto che ri-attiva il sistema economico. È difficile misurare l’impatto economico del settore, ha detto Cosentino, ma bisogna “riconoscere la ricchezza del lavoro non retribuito, il valore creato, il risparmio dei costi, non sopportati da qualcuno, per servizi non monetizzabili perché non c’è scambio di denaro. Ma quella prestazione (pensiamo ai numerosi volontari) ha determinato ricchezza, perché qualcuno non ha pagato, ma l’attività è stata realizzata”.