IV domenica d’Avvento. Dell’essere un buon archivista

Roma (NEV), 22 dicembre 2019 – Pubblichiamo il testo della predicazione del pastore Raffaele Volpe andata in onda questa mattina, domenica 22 dicembre, in apertura del programma di Radiouno RAI “Culto evangelico“. Con l’avvicinarsi del Natale e della fine dell’anno, inizia il compito umano di archiviare il passato per far spazio al futuro. Ma alcune cose devono sempre rimanere a portata di mano perché non smettono di essere utili. Un esercizio di memoria che spazia dalla Prima guerra mondiale alla nascita del nazismo e del fascismo, da Martin Luther King a Giovanni Falcone, dal poeta John Milton alla fede cristiana.


“Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù,  il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente,  ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;  trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce”, (Filippesi 2: 5-8)

Preghiamo:  Signore tu ci affidi delle parole senza tempo, valgono per il 2019 e varranno ancor più per l’anno nuovo che arriva.  Ci affidi parole straordinarie che dicono che la forza dell’amore e la forza del bene passano attraverso il dono di sé agli altri.  Noi ti promettiamo che ci impegneremo ad essere buoni testimoni di queste tue parole.  Amen.


Siamo giunti ormai alla fine del mese di dicembre.  Fra pochi giorni è Natale, poi verrà Capodanno.  Siamo alla fine dell’anno e siamo già pronti all’arte umana dell’archiviazione. Archiviare è salutare. Crea spazio.  Mette ordine.  Creare futuro vuol dire prima di tutto donargli spazio.

Ma archiviare non è facile, bisogna saperlo fare, affinché le cose messe da parte, al momento del bisogno , le si possa ritrovare.  Non c’è niente di peggio che comprare due volte la stessa cosa perché l’avevamo archiviata così bene da dimenticarci di averla.  Ancora peggio se ad essere archiviate male sono quelle cose che servono a tenerci in vita come esseri umani.

Ad esempio, in quale scaffale abbiamo archiviato quest’anno la ricorrenza della Giornata dell’Unità Nazionale che fu istituita il 4 novembre del 1919?  Quella ricorrenza nacque per ricordare la Grande guerra finita da appena un anno.  Spogliata dalle retoriche nazionaliste, dall’ostentazione della forza, quella data è l’unica occasione che ci resta per ricordare cosa fu la Prima guerra mondiale, l’unico modo per conservare la necessaria consapevolezza di un evento insensato e irreale – così lo definì il grande filosofo Gadamer -, fondato sull’irrealtà della sovraeccitazione nazionalistica.

La situazione spirituale degli anni attorno al 1918 era di grande disorientamento e seppe sfruttare questa assenza di orientamento il nazismo, che nacque proprio nel 1919 quando Anton Drexler fonda in Germania il Deutsche Arbeiterpartei (Partito Tedesco dei Lavoratori), il futuro partito nazista.  Il 23 marzo dello stesso anno, 1919, a piazza San Sepolcro a Milano si costituiscono i Fasci italiani di combattimento, movimento politico guidato dall’ex socialista Benito Mussolini. È il futuro partito nazionale fascista.  Mi chiedo, cara ascoltatrice e caro ascoltatore, non dovremmo oggi, epoca di nuovi disorientamenti spirituali, sapere con ferma lucidità il luogo in cui abbiamo archiviato la memoria della Grande Guerra dei sovranismi nazionalistici?

Novanta anni fa nasceva Martin Luther King.  Altro scaffale, altra archiviazione importante.  Uomo di pace, uomo della non violenza, uomo di fede.  Dal pulpito della sua chiesa nel 1967 predica il suo sermone di Natale sulla pace.  Dice quattro cose che vi prego di archiviare con cura, queste serviranno spesso anche nel 2020: la prima, non avremo pace sulla terra se non riconosciamo che siamo tutti interdipendenti, dobbiamo trascendere razze, tribù, classi, nazioni e assumere una prospettiva mondiale; la seconda, non si può giungere ad un buon fine con un mezzo cattivo, non si può giungere alla pace con la violenza, ecco le parole di King: “Ogni volta che lasciamo cadere una nostra bomba sul Vietnam, il presidente Johnson parla con grande eloquenza della pace”; la terza, ogni vita umana è sacra; ed infine l’ultima, non bisogna perdere la speranza, perché alla fine il bene trionferà sul male.

Il bene trionferà sul male.  No, forse questa frase non va archiviata. Quest’anno Giovanni Falcone avrebbe compiuto 80 anni.  Mi piace immaginarlo mentre cammina con una sua nipotina nel Giardino dei Giusti nel centro storico di Palermo e le racconta la storia di un giardino che nasce per ricordare coloro che hanno salvato gli ebrei nel tempo terribile della Shoah.  Me lo immagino mentre compra una panella di farina di ceci e racconta la storia della mafia e della sua sconfitta.  No, effettivamente tutto questo non potrà essere archiviato.  È il solito rischio che si corre quando si mette mano all’archiviazione, si giunge ad un punto in cui tutte le cose ammucchiate sul tavolo di cucina sembrano troppo essenziali per essere messe da parte.

Io non archivierò la mia fede.  Me la vorrò portare nel 2020 semmai rinvigorita.  Il poeta John Milton, l’autore del capolavoro Il Paradiso perduto, fu anche uomo politico, sostenendo la rivoluzione inglese e la causa parlamentare e divenendo nel 1649 segretario degli Affati Esteri.  Nel terzo libro del suo capolavoro, presentando l’entrata in scena del Figlio di Dio, ci dona parole che non hanno archivio che tenga: “Padre di grazia e di misericordia … come subito intese, il tuo carissimo ed unico Figlio, che tu non volevi condannare con tanto rigore la debolezza dell’uomo, ma di essere incline alla pietà, si dispose a placare l’ira, a porre termine a quella contesa di giustizia e di misericordia che aveva colto proprio sul tuo volto, e incurante della beatitudine in cui sedeva… per ripagare l’offesa dell’uomo si offerse di morire. Oh amore incomparabile… Il tuo nome sarà d’ora in avanti la preziosa materia del mio canto, e la mia arpa giammai potrà dimenticare di levarne la lode…” (Paradiso perduto, Libro III, 405-420). Amen.


Preghiamo: Signore, aiutami ad essere un buon archivista, non permettere che le cose che veramente contano nella vita siano nascoste in qualche baule in una soffitta irraggiungibile.  Le cose importanti, come il tuo amore incomparabile, come il dono della vita di tuo Figlio, come le buone testimonianze di molte donne e di molti uomini; queste cose importanti siano sempre a portato di mano.  Il tempo fugge, ma non fugge il tuo amore eterno per ogni creatura di questa terra.  Amen.