Giovanni Arcidiacono: “Orientare le chiese a diventare eco-comunità”

L’Agenzia NEV propone un ciclo di interviste alle più alte cariche delle chiese protestanti italiane. Oggi è la volta dello sguardo sul futuro e sull'anno appena trascorso del presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi)

Giovanni Arcidiacono

Roma (NEV), 3 gennaio 2020 – L’Agenzia NEV propone un ciclo di interviste alle più alte cariche delle chiese protestanti italiane. Abbiamo interpellato Giovanni Arcidiacono, presidente dell’Ucebi, l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia, al suo secondo mandato in questo ruolo, per avere un suo sguardo sull’anno appena trascorso e su quello che è appena cominciato.

Greta Thunberg, che proprio oggi compie 17 anni, è stata, secondo il Time, la persona dell’anno. È d’accordo?

Di solito il Time elegge persone dell’anno che si siano distinte rispetto ad altre per aver occupato significativamente la scena pubblica . Non importa se dalla parte dei potenti e dei ricchi o se dalla parte dei poveri , di chi non ha alcun potere se non la sola  parola; se dalla parte della guerra o della pace.  Così è stato sempre dal 1927, quando è stato istituito il premio. Persino Adolf Hitler nel 1939 conquistò il riconoscimento. Molti i Presidenti di Stati  “eletti” persone dell’anno: negli ultimi anni George W. Bush, Barak Obama, Donald Trump, il leader che forse più di tutti è in diretta contrapposizione, in materia di cambiamenti climatici, con la giovane Greta Thunberg. Sfogliando l’album delle persone elette, si ha insomma la netta sensazione di mettere sullo stesso piano il bene comune dell’umanità con quanti viceversa lo distruggono, sostituendo la solidarietà tra i popoli e le persone con l’egoistico individualismo e il prestigio personale quale massima espressione del potere, privilegiando nella sostanza un regime di separazione tra gli uomini, generatore di odio e di violenze.

In generale, non sono d’accordo con il criterio di scelta adottato da Time. Per due motivi: il primo riguarda il criterio, che è prevalentemente maschilista. A parte Angela Merkel nel 2015 e Greta Thunberg  nel 2019, le donne sono state elette solo nel ’75 e per giunta 12 tutte in una sola volta. Inoltre, il criterio di scelta inevitabilmente risponde ad esigenze mediatiche piuttosto che a esigenze di giustizia e di pace. L’idea, poi, di premiare una persona per aver occupato dal punto di vista dei media la scena mondiale, nel bene o nel male, risponde sfacciatamente alle esigenze di mercato dello stesso Time; non ha nulla a che fare con altre esigenze di primaria e fondamentale importanza che la storia contemporanea registra in termini di lotta per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. L’aver premiato per il 2019 Greta Thunberg persona dell’anno è certamente un segnale di attenzione non ai temi del creato ma a quelli del mercato in cui agiscono macro concentrazioni del potere economico, interessate a sfruttare qualsiasi immagine che possa trainare consensi non solo politici ma anche consumistici. 

Chi avrebbe eletto persona dell’anno?

La condizione della donna al mondo è particolarmente grave. Molte donne nel mondo soffrono ancora per le discriminazioni in campo lavorativo, nell’istruzione, in famiglia. Troppe ancora sono vittime di violenza; quella morale – d’impronta sessuale – è una pratica che diventa sempre più comune nel mondo virtuale. La violenza fisica sulle donne spesso si accompagna al femminicidio. La situazione è particolarmente grave nei paesi poveri come quelli dell’Africa e del Brasile. Ma anche in Europa la condizione della donna non è rosea.  Il 14 giugno 2019 c’è stato in Svizzera uno sciopero – sottaciuto dalla gran parte dei media –di migliaia di donne per denunciare la loro condizione: “Noi tutte, donne*, con o senza un* partner, in comunità, con o senza figli*, con o senza lavoro, qualunque sia la natura di tale lavoro, sane o malate, con o senza disabilità, eterosessuali, LGBTIQ, dalle più giovani alle più vecchie, nate qui o altrove, con culture e origini diverse, noi convochiamo uno sciopero femminista e delle donne* il 14 giugno 2019. Noi vogliamo parità nei fatti e vogliamo decidere per noi stesse sulle nostre vite”. Avrei eletto non una persona dell’anno ma una condizione dell’anno.

Qual è l’impegno dei battisti in materia di cambiamenti climatici e come dovrebbe evolversi? 

L’impegno dei battisti in materia di cambiamenti climatici è abbastanza datato nel tempo: anche se molto deve ancora essere fatto, diverse chiese locali con le loro scelte hanno contribuito a formare una coscienza ecologica responsabile, favorendo il dialogo intergenerazionale in materia ambientale a partire dalle buone pratiche : raccolta differenziata dei rifiuti, utilizzo di materiale riciclabile, installazione negli edifici di culto di impianti solari per il risparmio energetico, ecc… L’evoluzione per l’immediato futuro è data dalla scelta di orientare le chiese a diventare eco-comunità, aderendo ad una rete europea evangelica di comunità che scelgono di impegnarsi a rispettare e salvaguardare il creato , attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla commissione GLAM (Commissione Globalizzazione e ambiente) della FCEI.

L’ultima assemblea della Federazione battista europea (Ebf) svoltasi nel settembre 2019 a Glasgow, tenutasi durante il tempo ecumenico del Creato, ha approvato una mozione sul cambiamento climatico, partendo dal testo di Isaia 24, 5 «La terra è profanata dai suoi abitanti, perché essi hanno trasgredito le leggi, rotto il patto eterno», sottolineando lo stretto legame che la questione ambientale ha con la relazione con Dio. Legame che sicuramente sarà ripreso dal raduno del prossimo mese di luglio dell’Alleanza Mondiale Battista in Brasile dove 12 milioni di ettari della foresta amazzonica sono state distrutte dagli incendi provocati da chi ha interesse politico ed economico a sfruttare la terra per i propri interessi.

Tre parole per descrivere il 2019?

Migranti, solidarietà, creato.