Roma (NEV), 30 gennaio 2020 – Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ha esortato la comunità internazionale a non sostenere il piano proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump per Israele e Palestina.
“Il CEC esorta i membri della comunità internazionale a non sostenere questa proposta e a non riconoscerne l’attuazione a meno che e fino a quando non sia stato negoziato e concordato un piano migliore con i rappresentanti del popolo palestinese e in conformità ai principi del diritto internazionale in materia di occupazione belligerante e diritti umani”, ha detto Tveit. “Questa proposta è stata sviluppata senza una partecipazione significativa dei rappresentanti del popolo palestinese, e principalmente in linea con gli obiettivi israeliani da tempo dichiarati”.
“Costituisce un ultimatum, più che una soluzione reale, sostenibile o giusta – ha proseguito Tveit – qualsiasi ‘soluzione’ che non sia basata sulla giustizia e su un accordo negoziato sarà un’imposizione e uno strumento di oppressione”.
Il CEC sta studiando il documento e riceve analisi e reazioni da parte delle chiese membro e dei partner della regione. “Questa proposta riconosce il potere come un diritto, e considera i principi del diritto internazionale, della giustizia e della responsabilità”, ha detto Tveit. I territori ‘assegnati’ ai palestinesi nell’ambito di questo piano sono piccole enclave isolate senza continuità territoriale, separate da insediamenti israeliani e collegate solo da strade e tunnel sotto il controllo israeliano”.
Il CEC ritiene che la ‘soluzione dei due Stati’ sia la migliore strada verso la coesistenza pacifica sia per i palestinesi che per gli israeliani. “Ma deve essere una vera soluzione a due Stati, che comporti la creazione di uno Stato palestinese vitale, indipendente e autogovernato, come previsto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, e non semplicemente la ridenominazione dell’attuale sistema di occupazione e controllo, ha detto Tveit. “Chiediamo al governo di Israele e all’Autorità Palestinese di impegnarsi nuovamente in un processo di dialogo e di negoziati su queste basi”.