8 marzo. Con occhi di donne di fede

L’incontro interreligioso ed ecumenico “Donne Costruttrici di Fratellanza Umana”, organizzato dall’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC) in collaborazione con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha riflettuto sul documento “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune” firmato da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb ad Abu-Dhabi. La firma della dichiarazione delle donne

Roma (NEV), 3 marzo 2020 – “Noi, donne di fede, concordiamo, a partire dalle nostre diverse prospettive religiose, a educarci ed educare per un’umanità più fraterna”. Questo è uno dei passi della Dichiarazione firmata oggi da donne di differenti fedi, a Roma, alla fine dell’Incontro interreligioso ed ecumenico “Donne Costruttrici di Fratellanza Umana”, organizzato dall’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC) in collaborazione con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e il patrocinio delle Ambasciate presso la Santa Sede dell’Argentina, Austria, Filippine e Paesi Bassi, che si è svolto in occasione della Giornata internazionale della donna.

La riflessione delle partecipanti si è centrata sul documento “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune” firmato da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb ad Abu-Dhabi, il 4 febbraio 2019 sul quale le relatrici hanno ragionato come “donne di fede”

“Le donne hanno biologicamente una stanza in più nel loro corpo, l’utero, necessario per accogliere la vita. Festeggiamo quindi le donne che accolgono l’umanità intera. Il genio femminile deve essere presente sulla scena mondiale per portare pace e abbracciare l’intera umanità” ha detto la professoressa Shahrazad Houshmand, teologa iraniana.

La reverenda Elena Seishin Viviani, vicepresidente dell’Unione Italiana Buddisti, ha parlato della necessità di un disarmo spirituale per la ricerca di un linguaggio comune e una convivenza pacifica. “Alle donne che generano il mondo e che rappresentano la sorgente della vita – ha detto – spetta il compito di educare alla vita e alla pace. La compassione, per noi buddisti, è uno dei cardini della nostra pratica; questa è raffigurata come una figura femminile dalle mille braccia e su ogni mano c’è un occhio che vede e agisce; ciò rappresenta la compassione in azione che è ciò a cui siamo chiamati”.

Swamini Hamsananda Ghiri, vicepresidente dell’Unione Induista Italiana, ha parlato di documento straordinario, di portata storica, frutto di un complesso rapporto tra oriente e occidente e ha sottolineato come nell’induismo il divino femminile sia una forza potente e trasformatrice.

“La crisi della società in cui viviamo che obbliga le religioni a tornare a responsabilità rinnovate – ha sottolineato Sabrina Coen, consigliera dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) – e le donne sono protagoniste fondamentali del dialogo, anche in ambiti difficili come in Israele e Palestina”.

“Dobbiamo riflettere su questo documento sia come donne che come leader interreligiose – ha detto Isabel Apawo Phiri, vice segretaria generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) -. Questo testo ci richiama ad un impegno fruttuoso, ad un invito a un dialogo e un arricchimento reciproco e riconosce che uomini e donne sono parti integranti della famiglia umana. Chiede inoltre di porre fine alle prassi che denigrano la dignità delle donne. Quando parliamo di fratellanza comune dobbiamo riconoscere che le donne non sono oggetti ma soggetti di costruzione di pace.” Phiri ha parlato dell’impegno del CEC contro la violenza di genere e delle iniziative che da anni sono state portate avanti con e per le donne. Ha concluso ricordando che “è importante celebrare quello che le donne fanno per la pace nei territori ma anche riflettere sull’assenza delle donne ai tavoli dei negoziati per la pace e cosa ha prodotto questa assenza”.

L’uso familiare di parole come sorellanza e fratellanza ci aiuta a concepire il regno di Dio”, ha detto Phiri.

“Sappiamo di essere particolarmente capaci di custodire la nostra casa comune e superare la cultura della violenza. Come donne di fede vogliamo avviare un cammino, sulla base di questo documento, che sia un punto di partenza per un lavoro di collaborazione e azione. La firma di questa dichiarazione è per noi un gesto semplice e significativo, un segno del nostro lavoro e del nostro impegno a diffondere nelle nostre culture questa testimonianza comune” ha concluso María Lía Zervino, presidente Generale dell’UMOFC.

Leggi qui la Dichiarazione finale completa.