Una teologia per il trauma. Riconciliazione, rituali e interdisciplinarietà

In un’intervista di Lena S. Sandvik sul sito della Facoltà norvegese di teologia, religione e società (MF), Daniela Lucia Rapisarda descrive la ricerca e azione per affrontare il trauma nel Sud Sudan, paese in guerra da quasi 60 anni

Roma (NEV), 3 marzo 2020 – Dopo quasi 60 decenni di guerra civile, il Sud Sudan è considerato un paese traumatizzato. Ogni singola persona è stata colpita da violenza, sfollamenti, perdita di familiari e proprietà.

Daniela Lucia Rapisarda, ricercatrice post-dottorato presso la Facoltà norvegese di teologia, religione e società (MF), ha studiato le risorse teologiche usate per affrontare il trauma nel Sud Sudan. L’intervista di Lena S. Sandvik su MF approfondisce il tema della teologia come risposta al trauma.

Il superamento del trauma individuale, comunitario e intergenerazionale è, secondo Rapisarda, un fattore chiave nella costruzione della pace in Sud Sudan. Il suo lavoro è teologico-empirico.

“Conduco interviste con teologi e leader religiosi del Sud Sudan, sia uomini che donne – spiega la ricercatrice –. Ad esempio chiedo in che modo la comprensione della sofferenza di Gesù si collega alla sofferenza delle persone traumatizzate e quali interpretazioni della salvezza ‘parlano’ alle persone colpite dal trauma”.

La teologia del Sud Sudan è letta da Rapisarda “attraverso le lenti degli studi delle teologhe femministe, ma anche attraverso le prospettive stesse del Sud Sudan, che possono contribuire a discorsi più ampi sulla teologia e sul trauma”.

Per affrontare il trauma e costruire la pace a livello di base sono stati utilizzati i metodi tradizionali di giustizia riparativa e riconciliazione, in particolare riti tradizionali, eseguiti anche dai cristiani. Questi rituali hanno un potenziale speciale e sono stati impiegati per molto tempo: “Gli effetti del rituale comunitario possono essere paragonati alla terapia di gruppo. Una sfida per la teologia cristiana del Sud Sudan in relazione al trauma è riconoscere il valore delle risorse rituali sviluppate in una diversa tradizione religiosa”.

Le teologie del trauma e gli approcci clinici al trauma si intrecciano, in quanto “sensibili agli elementi culturali e sociali del contesto sud sudanese. Non solo le persone a livello di comunità, ma anche i leader e i decisori sono traumatizzati. Il trauma e i sentimenti di paura, umiliazione e rabbia compromettono la capacità delle persone di vedere alternative alla violenza per affrontare i conflitti. Poiché il trauma impedisce la costruzione della pace, la comprensione e la risposta adeguata al trauma, anche attraverso risorse spirituali e teologiche, è un modo per contribuire alla pace nel contesto del Sud Sudan e in altri contesti caratterizzati da conflitti in corso” continua Daniela Lucia Rapisarda.

Psicologia, psichiatria, sociologia, antropologia, storia, letteratura e teologia, osserva l’intervistatrice, hanno approcciato gli studi sul trauma. Risponde Rapisarda, “Questo ci consente di lavorare in modo interdisciplinare, ad esempio all’intersezione fra psicologia, sociologia e religione; e anche di vedere intersezioni tra conflitti, violenza domestica, povertà, discriminazione, migrazione e crisi ambientale”.

Rapisarda conclude registrando il fatto che i media ci espongono costantemente a eventi traumatici come attacchi terroristici, catastrofi ambientali, conflitti violenti, rifugiati costretti nei campi di detenzione o che rischiano la vita: “In un mondo sempre più interconnesso, anche le esperienze traumatiche sono interconnesse. Le teologie possono contribuire a dare un senso alle esperienze di oppressione e motivare alla prassi trasformativa”.

Leggi il libro di Daniela L. Rapisarda: Oaths of Peace: Theology of Peacebuilding in South Sudan