La chiesa valdese di Torino al tempo del Coronavirus 

Intervista con Maria Bonafede, pastora valdese della Chiesa di Torino

Il tempio valdese di Torino di Corso Vittorio Emanuele II, 23 è situato nel quartiere di San Salvario

Roma (NEV), 11 marzo 2020 – Continua il viaggio dell’Agenzia stampa NEV nel territorio italiano per capire come le chiese evangeliche stanno vivendo questo momento straordinario. Oggi siamo andati nella Chiesa valdese di Torino e abbiamo parlato con la pastora Maria Bonafede.

Com’è la situazione a Torino?

La città è deserta, chi è riuscito a comprare la mascherina la sta utilizzando, e per strada ognuno tira dritto, cambiando anche di marciapiedi se incrocia qualche altra persona. Da ieri indubbiamente c’è un clima ancora più cupo, i mercati sono deserti e, nella zona della chiesa, anche nei supermercati c’è poca gente. Tutto sommato però non vedo episodi di panico mentre ho sentito delle persone di Milano che sono molto angosciate soprattutto per la situazione negli ospedali.

La Chiesa valdese di Torino è da sempre molto attiva. Come state vivendo questo momento di pausa e come vi state organizzando?

Fino alla settimana scorsa abbiamo cercato di resistere e mantenuto le nostre attività; per esempio domenica scorsa abbiamo fatto il culto, a cui hanno partecipato una sessantina di persone, usando le distanze di sicurezza. Dopo l’ultima ordinanza del governo, e la circolare di ieri della Tavola valdese, abbiamo deciso di chiudere tutto. Per non perdere il legame con la nostra comunità ci stiamo organizzando per fare il culto in video, dividendoci le varie parti tra noi tre pastori. Anche per quanto riguarda i catechismi stiamo ragionando su come proporre delle attività utilizzando la rete e offrendo materiale di riflessione che possa stimolare uno scambio interattivo, sempre attraverso le tecnologie digitali. Domani sera faremo un concistoro straordinario per continuare ad organizzarci per seguire la comunità con meditazioni scritte alle famiglie, studi biblici.

Come funziona la cura d’anime in questi tempi di rischio, isolamento, indeterminatezza?

Continuiamo a mantenere un legame, anche personale, con le persone della nostra comunità. Ci sono molti mezzi per comunicare, le email, whatsapp … ma abbiamo cominciato anche a fare telefonate a persone che sappiamo essere più fragili e vulnerabili, per salute o per età. Sono molto gradite e questo mi ha fatto pensare che forse queste persone ne avevamo bisogno anche prima di questo isolamento forzato. Ci raccontano come stanno, come passano la loro giornata, ci chiedono di pregare; con alcuni arriviamo a parlare anche una mezz’ora. Lo facciamo nel pomeriggio, quando la giornata sta finendo, il momento più difficile da affrontare se si sta completamente soli.

Viaggi e fughe, nord e sud, zone rosse. Il tema della responsabilità e della fiducia fra le persone è centrale in questo momento.

E’ un tema importante. Le persone più giovani all’inizio avevano preso questa crisi sottogamba ma ora hanno capito e fanno più attenzione. La fuga è stata assurda. Anche a Torino abbiamo visto assalti agli autobus. E’ comprensibile il timore verso una cosa che non si conosce ma nella nostra chiesa mi sembra che le persone non siano molto spaventate, anche se abbiamo dovuto sospendere il servizio di prima colazione per le persone più fragili perché implicava un contatto diretto e quindi la possibilità di trasmettere il contagio. Lo stiamo rimodulando pensando di svolgere il servizio all’aperto consegnando delle buste chiuse.

Dove si trova Dio, in tutto questo?

Dove è sempre stato. Vicino alle persone più deboli, più fragili, più bisognose. E’ questa la notizia che dobbiamo continuare a portare nel mondo perché di fronte a eventi come quelli che stiamo vivendo in questi giorni c’è smarrimento. Dobbiamo dire che in momenti come questo c’è un senso ancora più vasto della sua presenza, la vita fa paura ma il Signore ci aiuta. Le malattie esistono e noi siamo esseri mortali ma la nostra fede ci permette di vivere una vita piena di senso, una capacità di essere solidali e consapevoli. 

La Parola è centrale nella vita dei protestanti. Ci consigli qualcosa da leggere che ci aiuti ad attraversare questo tempo di turbamento?

Naturalmente i Salmi, dove c’è il rapporto personale con Dio anche nella forma letteraria. Il salmo 27, “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?”, il  23, “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla”, il 121, “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra”. Ma sono importanti anche le parole dell’annuncio: il Vangelo di Giovanni (3:16), “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”, ma anche la Lettera ai Romani (8: 32), “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?”.