Coronavirus. Metodisti: la vicinanza virtuale è anche vicinanza spirituale

La Comunità metodista di Bologna rimane molto attiva nonostante le chiusure dovute alle ordinanze. La testimonianza del predicatore Richard Kofi Ampofo, consigliere della Federazione delle chiese evangeliche in Italia: "dobbiamo rinnovare il nostro spirito e la nostra fede"

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Roma (NEV), 17 marzo 2020 – Il Predicatore metodista ghanese Richard Kofi Ampofo, vicepresidente del Consiglio di chiesa di Bologna, nonché consigliere della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), racconta all’Agenzia NEV come stanno vivendo l’emergenza coronavirus nella comunità.

Com’è la situazione della chiesa metodista a Bologna?

Richard Kofi Ampofo

La nostra è una comunità grande, con ben 11 predicatori locali. Siamo tantissimi e stiamo continuando a portare avanti il più possibile le nostre attività.  La chiesa è chiusa, ma stiamo facendo alcune riunioni online, trasmettiamo le predicazioni domenicali sul sito. Preghiamo insieme via skype, con video chiamate e telefonate fra di noi, per tenere la chiesa attiva nonostante il coronavirus. La vicinanza virtuale è anche vicinanza spirituale.

Com’è la città?

È un deserto. È tutto chiuso, tranne i supermercati, le farmacie e i tabaccai, come nel resto d’Italia. Siamo tutti casa, chi ha figli con i figli, e tanti membri di chiesa si sostengono a vicenda con chiamate e chiedendo notizie.

Per i ragazzi rifugiati e disoccupati la chiesa continua a inviare cibo attraverso la spesa online, consegnata con furgoncini. La spesa è pagata da singoli membri di chiesa e attraverso il fondo del nostro punto di ascolto per le persone in difficoltà. Anche se non possiamo incontrarci fisicamente, è importante che riusciamo a mantenere le attività sociali. Siamo tutti tristi, perché sembra di non poter fare nulla, mentre possiamo fare molto anche da casa.

Ci sono alcuni credenti che ritengono il coronavirus una punizione di Dio. Cosa ne pensa?

Dio c’è, Dio è con noi. Non è la prima volta che capita una cosa del genere, pensiamo a Sodoma e Gomorra, al diluvio universale e all’arca di Noè. Nella Bibbia, così come nella vita, ci sono tanti momenti critici, ma non possiamo dare la colpa a Dio. Dio è sempre pronto a salvare i suoi figli. È importante pregare, chiedere perdono, chiedere vicinanza, sapendo che Dio non abbandona mai i suoi figli. Dio non punisce. La mia fede mi insegna le vie del Signore, mi aiuta a capire che Dio è sempre vicino.

Cosa possono fare i singoli e le chiese?

La comunità cristiana deve ritrovare unione nella preghiera e nella vicinanza, mettendo da parte le difficoltà, i peccati, le guerre e l’afflizione che ci tengono separati. In questo momento lo possiamo fare attraverso i canti e la lettura della Bibbia, nel mondo, in Italia e nelle chiese locali. Le chiese sono state abbandonate per lungo tempo, ognuno faceva di testa sua, dobbiamo capire che Dio ci chiama a pentimento, a chiedere il suo aiuto per rinnovare il nostro spirito e la nostra fede in attesa del suo ritorno.