Coronavirus. Ecuador fuori controllo

A Guayaquil cadaveri nelle strade e ospedali al collasso

Roma (NEV), 6 aprile 2020 – “La situazione è grave. Il governo centrale e le istituzioni locali sembrano aver perso il controllo” riferisce Anastacio Gallego, ex carmelitano, componente del movimento ecumenico ecuadoriano, che vive a Guayaquil, in Ecuador, e ha raccontato all’Agenzia Nev cosa sta accadendo nel paese sudamericano.

Nei giorni scorsi sono apparsi nelle reti sociali immagini e video che raccontano di una realtà drammatica: la città di Guayaquil, epicentro dell’epidemia di coronavirus, quasi il 60% dei casi totali sono stati registrati lì, non riesce a fare fronte alle richieste di ricovero e di assistenza medica e i cadaveri sono cominciati ad apparire nelle strade. 

“L’informazione da parte delle istituzioni è stata molto contraddittoria. Inizialmente hanno detto che i morti per Covid-19 non potevano essere sepolti né cremati se non dopo una specie di quarantena, necessaria ad evitare contagio. Quindi sono state bloccate le sepolture e i cadaveri si sono accumulati negli ospedali. A ciò si aggiungono coloro che sono morti in casa, per Covid o altre patologie, e il fatto che le agenzie di onoranze funebri e i cimiteri non sono stati più in grado di far fronte alla situazione. Siamo nella stagione più calda, 30-35 gradi con un tasso di umidità dell’80-90%, e le famiglie non sapendo come fare hanno cominciato a mettere i propri cari defunti fuori di casa”.

In Ecuador si registrano a ieri 5.137 casi sospetti, 3.646 contagiati e 180 morti. Di questi 2.524 contagiati sono stati registrati nella provincia del Guayas. Risultano contagiati in totale 1.600 tra medici, infermieri e personale sanitario.

Per cercare di risolvere il problema dell’accumulo di cadaveri nelle case il governo ha diffuso un numero di WhatsApp per le famiglie per ridurre i tempi di raccolta e sepoltura.

“Non ci sono dati sui quartieri marginali, dove l’accesso ai servizi di base è inesistente. Lì anche la polizia e l’esercito hanno paura ad entrare per non contagiarsi e tutti i medici sono impegnati negli ospedali. Potrebbe essere una strage e come sempre sono i più vulnerabili a subire di più – prosegue Gallego -. Sono stati fatti fino ad ora pochissimi tamponi, gli ospedali sono travolti dalle richieste, non hanno attrezzature né sufficienti medici per farle funzionare. C’è un grande caos con costi umani altissimi. Adesso si cerca di intervenire ma sembra essere già era troppo tardi”.

Nelle reti sociali girano fotografie e e video terribili in cui persone che hanno perso le tracce del proprio caro portato in ospedale si recano nelle morgue per cercare il proprio parente tra i cadaveri accumulati. Lo stesso Gallego ci riferisce questa situazione: “ho ricevuto il messaggio di una persona che non avendo più notizie del proprio caro è entrata nella morgue dell’ospedale e si è messa a cercare tra i vari cadaveri e non l’ha trovato”.

Gallego denuncia anche una mancanza di solidarietà internazionale, e degli oltre 340 milioni di debiti in obbligazioni estere che il governo ha pagato proprio in questi giorni e, come immagine plastica di ciò che si sta vivendo racconta di “una fabbrica che sta offrendo per i settori più poveri delle casse da morto di cartone pressato” sottolineando come “questo sta creando una disperazione molto grande perché tutti vorrebbero offrire ai propri cari un funerale dignitoso”.