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Home Chiese e Società Pasqua senza cena e senza eucarestia? Il popolo non è un accessorio
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Pasqua senza cena e senza eucarestia? Il popolo non è un accessorio

Sul bollettino di aprile di “Ospitalità eucaristica” si trovano diversi spunti di riflessione scritti da protestanti e cattolici per ricordare che “La Cena è del Signore, non delle Chiese”

Di
Agenzia NEV
-
9 Aprile 2020
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    Foto James Coleman - Unsplash

    Roma (NEV), 9 aprile 2020 – Le mani vuote dei carcerati a Pasqua, in una prigione uruguaiana, durante la dittatura militare della metà degli anni ‘70 del ‘900. Parte da questa storia, dai carcerati che celebrano sottovoce la Pasqua condividendo un pane e un calice di vino invisibili, la riflessione “Cena a mani vuote” della pastora Maria Bonafede sul bollettino di aprile di “Ospitalità eucaristica”, che offre diversi spunti sulla Pasqua (e la Santa cena) ai tempi del coronavirus.

    È una storia di cui la pastora Bonafede, già moderatrice della Tavola valdese, ha sentito parlare quarant’anni fa durante una lezione alla Facoltà Valdese di teologia di Roma del pastore Paolo Ricca e che in qualche modo si ricollega alla prossima Pasqua, che i cristiani di tutte le confessioni vivranno  probabilmente nell’assenza: “Oggi è tutto diverso, eppure non riesco a togliermi dalla mente quel fatto lontano e impressionante, di presenza di Cristo nelle mani vuote dei carcerati. Nella situazione che stiamo vivendo, a causa della pandemia da COVID-19, celebreremo una Pasqua in cui non ci mancherebbero gli elementi, il pane e il vino, ma ci mancherà un altro elemento indispensabile, la comunione dei credenti, l’essere insieme per la cena”.

    Non è l’unico spunto raccolto da Margherita Ricciuti (valdese) e Pietro Urciuoli (cattolico), curatori del foglio che si apre con un pezzo intitolato “Essere insieme: un concetto da rivisitare?” e prosegue con l’articolo uscito sul Regno delle donne Senza presbitero no, senza popolo sì? della teologa cattolica Simona Segoloni Ruta.

    “La vicinanza spaziale garantisce il controllo sociale e la vicinanza fisica, ma non la vicinanza mentale e spirituale” scrivono Ricciuti e Urciuoli nell’introduzione. Segoloni Ruta tratteggia il senso dell’eucaristia e sottolinea: “non è possibile che essa venga celebrata se non si può radunare il popolo”. Il rischio è che il popolo sia dichiarato “accessorio” per la liturgia, con un conseguente ritorno alla “societas inequalis centrata sulla prassi sacramentale: niente sacerdozio battesimale, niente sinodalità”.

    Il numero di aprile di “Ospitalità eucaristica” tenta anche di trovare gli aspetti positivi della situazione di emergenza: l’aumento della comunicazione, seppur virtuale, e la riscoperta di alcuni valori e principi della fede cristiana. Il foglio cita anche Alberto Melloni, che su Repubblica del 5 aprile scorso è intervenuto sul tema dei riti di Pasqua in TV. Lo storico del cristianesimo si chiede se, nell’attuale situazione di un forzato digiuno eucaristico, non possa accadere che qualche “non prete” spezzi in casa propria il pane per poter vivere, spiritualmente, l’eucarestia.

    Dopo una riflessione del parroco cattolico di alcune comunità dell’Alta Val Camonica Giuseppe Magnolini, “Ospitalità eucaristica” si conclude con uno stralcio del sermone del pastore valdese Rosario Confessore in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (SPUC) 2020, in cui, parafrasando il versetto “Ci trattarono con gentilezza”, si chiede se non sia il caso di andare al di là di una mera “gentilezza ecumenica” promuovendo anche a livello istituzionale l’Ospitalità eucaristica.


    Il foglio “Ospitalità eucaristica” nasce nell’ambito del gruppo ecumenico nato nel 2011 a Torino “Spezzare il pane”, di cui fanno parte singoli credenti protestanti e cattolici. Il gruppo coinvolge anche chiese, monasteri e parrocchie ed è aperto a chiunque sia interessato a praticare nelle chiese l’accoglienza reciproca di “Santa Cena protestante” e “Eucarestia cattolica”; nel 2017 ha anche proposto un questionario sul tema.

    “Il termine ‘ospite’ indica sia colui che offre l’ospitalità sia colui che la riceve poiché entrambi i soggetti, sebbene con ruoli differenti, sono accomunati da un valore superiore: l’accoglienza – si legge nel sottotitolo del foglio –. Allora ‘ospitalità eucaristica’ è un modo per dire che siamo tutti ospiti dell’unico Signore che ci raduna e ci accoglie con tutte le nostre differenze. La Cena è del Signore, non delle Chiese”.

    Per informazioni o per ricevere “Ospitalità eucaristica” è possibile scrivere alle seguenti email:

    Margherita Ricciuti, Chiesa valdese. Mail: margherita.ricciuti@gmail.com

    Pietro Urciuoli, Chiesa cattolica. Mail: pietro.urciuoli@gmail.com


     

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