“ZoomWorship”. Il culto su Zoom registra un record di partecipanti

Intervista a Claudio Paravati, direttore del mensile Confronti, fra i realizzatori del “ZoomWorship”, il culto via zoom. Da 0 a 400 connessioni dopo sole 4 domeniche

Roma (NEV), 17 aprile 2020 – All’indomani dei blocchi dovuti all’emergenza coronavirus, si sono moltiplicate le iniziative delle chiese per riunirsi in rete. Di alcune, il NEV ha dato notizia nella sua pagina “Chiese social”.

Claudio Paravati

Oggi parliamo con Claudio Paravati, direttore del mensile Confronti, che insieme ad altri ha dato vita a un appuntamento diventato di particolare rilievo nel web. Lo “ZoomWorship”, il culto via zoom. Un fenomeno partito da zero che dopo soli 4 appuntamenti ha fatto registrare oltre 400 connessioni in diretta e quasi 4000 visualizzazioni per quanto riguarda il solo culto di Pasqua, la cui predicazione è stata affidata al pastore e teologo valdese Paolo Ricca.

Come è nata l’idea dello ZoomWorship?

Il lockdown ha stravolto le nostre vite, e soprattutto durante i primi giorni della chiusura si percepivano chiaramente paura e angoscia. Tutti noi abbiamo reagito con lunghe chiamate, usando le piattaforme più diverse di comunicazione, per parlare con parenti e amici.
Ma erano tutte comunicazioni “tu per tu”, tra gruppi limitati e definiti. La Chiesa è un gruppo più ampio, è una comunità e per definizione è aperta. L’esigenza è nata in quelle ore: come rispondere al bisogno di incontrarsi e di condividere la riflessione biblica e la preghiera, in un momento di grande difficoltà personale e collettiva?
Finita una riunione di lavoro su Zoom – che anni fa cominciai a usare grazie al mio professore di dottorato Riccardo Pozzo – ho notato su Facebook che l’Unione delle comunità ebraiche in Italia (UCEI) stava usando proprio Zoom per incontrarsi in occasione della festività del Purim. Ho capito che stavano rispondendo a quello stesso bisogno che sentivo, che sentivamo in tanti. Da lì in poi è stato facile cominciare. In pochi minuti ci siamo detti – con Ilaria Valenzi, Marco Fornerone, Francesco Sciotto, Fulvio Ferrario e Matteo Scali di RBE– “organizziamo un incontro di riflessione biblica”. E siamo partiti col primo ZoomWorship. Quella domenica hanno curato la riflessione biblica il pastore Francesco Sciotto e il prof. Fulvio Ferrario, e abbiamo raggiunto più di 60 connessioni. La domenica dopo hanno predicato la moderatora della Tavola valdese, Alessandra Trotta, e il pastore Marco Fornerone; e la domenica dopo ancora Daniele Garrone, professore di Antico testamento alla Facoltà valdese di teologia e la filosofa politica Debora Spini. E poi il politologo Paolo Naso, la pastora Maria Bonafede, il prof. Paolo Ricca, le pastore Lidia Maggi e Anne Zell, il prof. Yann Redalié… In tanti e tante si sono alternati alla predicazione, e alla conduzione liturgica; e poi c’è chi ha curato la musica, chi si è occupato di condurre le preghiere, e di leggere i testi biblici. Parliamo in totale, a spanne, di più di quaranta persone.

Qual è stata la risposta?

Siamo partiti in più di 60 connessioni domenica 15 marzo: un numero del tutto inaspettato.
La domenica di Pasqua, 12 aprile, c’erano più di 400 connessioni, ma dato che in vari casi ad ogni connessione corrispondevano due o tre partecipanti, possiamo calcolare un totale di almeno 600 persone che hanno preso parte “in tempo reale”. In mezzo a una pandemia, e quindi al dolore, alla morte (tanta, purtroppo) e alla paura, questo strumento ha permesso che si celebrasse il culto evangelico riformato forse più partecipato della nostra storia. La predicazione di Paolo Ricca dello scorso 12 aprile, infatti, postata anche sulla pagina Facebook “ZoomWorship”, ha raggiunto in poche ore altre 3854 visualizzazioni. Si intuisce da questi numeri qual è il grande potenziale di questo mezzo.

Che bilancio fa di questi primi appuntamenti?
Abbiamo dato vita a una rinvigorente azione corale, capendo e dimostrando che “distanziamento fisico” non significa e non deve significare distanziamento sociale: su questa consapevolezza credo che si giocherà moltissimo del futuro prossimo delle nostre società.

Quali sono secondo lei le potenzialità di questo strumento?

Raggiungere le persone, anche quelle solitamente “irraggiungibili”. Allargare il cerchio, anzi non chiuderlo mai. Alle varie edizioni dello ZoomWorship hanno partecipato molte persone esterne alle chiese protestanti: cattolici, ortodossi, cristiani “senza chiesa” e “diversamente credenti”; anche cattolici impegnati, e con ruoli di rilievo nella vita della chiesa cattolica; tante persone di cui non conosciamo esattamente la storia di fede, o la ricerca spirituale; tanta gente che sarebbe stata difficilmente raggiungibile. La domenica di Pasqua, tra le preghiere di intercessione, abbiamo sentito quella di suore clarisse da Milano. Hanno partecipato a tutto il culto, e hanno condiviso in audio e video la loro preghiera. Quei tre minuti di preghiera penso che valgano, simbolicamente, decenni di ecumenismo.
Almeno in questo periodo di isolamento – vedremo in futuro – ZoomWorship è stata una piazza, dove ci siamo incontrati e abbiamo celebrato un culto. Tanti “passanti” si sono fermati con noi, e hanno partecipato. E allora credo di poter rispondere dicendo che la potenzialità sta nell’“essere chiesa” che predica e evangelizza anche nei momenti di emergenza e nelle situazioni di diaspora.

Il limite di questa esperienza? 

Non dimentichiamolo, viviamo da sempre in un mondo in cui le persone più bisognose, gli ultimi, i deboli, i sopraffatti sono “difficilmente raggiungibili”: perché su letti di ospedale, da soli a casa, abbandonati, senza mezzi, senza linee internet; isolati in posti angusti. Ebbene ora che tutti noi assaggiamo un frammento di quell’isolamento che attanaglia la vita ordinaria di migliaia, centinaia di migliaia di persone, forse ci è data l’occasione di riproporre con urgenza la domanda: come raggiungere gli irraggiungibili? Mi sembra una domanda di missione evangelica: “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo a ogni creatura” dice Gesù (Marco 16, 15). Zoom è uno strumento, ma non sostituisce la missione della Chiesa; anzi, la sfida prossima? Comprendere che debba servire come strumento per raggiungere gli irraggiungibili, con la Parola.

Quali sono i prossimi appuntamenti?

Questa sera, venerdì 17 aprile, alle ore 18 condurrà lo studio biblico il pastore Gianni Genre; domenica prossima alle 15 predicheranno il pastore William Jourdan e la pastora Letizia Tomassone; poi venerdì 24 aprile lo studio biblico di Mauro Belcastro e domenica 26 aprile la predicazione del pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), e della pastora Dorothea Müller, della Tavola valdese.

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